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Manovra, il governo tratta sul riscatto sulle pensioni

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli

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Che pasticcio gli interventi sulle pensioni ipotizzati lunedì nel vertice di Arcore. Non sono passate nemmeno 24 ore da quando Pdl e Lega erano riusciti a trovare la quadra sul delicato tema della previdenza sociale che, con tutta probabilità, ogni accordo sarà modificato se non addirittura eliminato. Il rischio è infatti che l'esclusione dei periodi di laurea e di servizio militare riscattati dal calcolo dei 40 anni di anzianità contributiva per uscire dal lavoro senza limiti di età potrebbe portare circa 100.000 lavoratori l'anno (secondo i calcoli più prudenti, 130.000 secondo stime sindacali) a intentare una valanga di cause con la seria possibilità di vincerle. E così, se il compromesso di Arcore avrà anche messo a tacere «frondisti» e scontenti nel Pdl e nella Lega, i nodi politici della manovra sono rimasti tutti irrisolti con il rischio di far mancare l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, a meno che il governo non metta in pratica la «minaccia» di un taglio indiscriminato all'assistenza per 20 miliardi. E la maggioranza è in grande fermento. Il conto alla rovescia è già partito e, mentre il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha incontrato ieri i vertici degli enti previdenziali e, oggi, toccherà al collega della Semplificazione Roberto Calderoli parlare di impatto «sociale» degli interventi in materia previdenziale, Antonio Azzolini, relatore al Senato della manovra bis e presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, ha trascorso la serata a preparare gli emendamenti che arriveranno questa mattina in commissione dove, a ieri, ne erano già stati depositati da maggioranza e opposizione già 1300. Tra questi la rischiesta di ampliare la platea a cui applicare la Robin Hood Tax, spacchettare il ministero dell'Economia, anche salvare il 25 aprile e il primo maggio, mantenere il contributo di solidarietà per i calciatori, anzi, allargandolo a tutti gli sportivi, compresi i loro allenatori e direttori sportivi, peraltro senza «girare» la supertassa sulle società, come continua a chiedere la Lega. Emendamenti che lo stesso Azzolini annuncia di voler dimezzare assorbendoli in quelli che lui stesso presenterà. Ma al di là del nodo pensioni le modifiche decise ad Arcore fanno venir meno un gettito che osservatori e opposizioni calcolano in circa 4-5 miliardi di euro. Pericolo che dal Tesoro ridimensionano, sostenendo che fra lotta all'evasione e stretta sui benefici fiscali per le Coop, la copertura c'è. Ma anche se così fosse, l'obiettivo di lungo termine (raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, e cioè con un anno di anticipo come promesso all'Europa) rischia di riaprire i giochi su due fronti per ora accantonati: Iva e pensioni. Sul primo punto, Tremonti l'ha spuntata, opponendosi ad un ritocco immediato dell'imposta (dal 20 al 21%) ma non è detto che anche le pensioni abbiano la stessa fortuna tanto che, se davvero i conti non dovessero tornare il governo sarebbe costretto a fare quella che un ministro non esita a definire «macelleria sociale». Insomma, spiega una fonte del Tesoro, «oltre che sull'Iva dovremmo ragionare anche su una vera riforma delle pensioni, con buona pace della Lega entro la fine del 2011». Tremonti, ma anche Berlusconi, ne sembrano consapevoli. E non è un caso se lo stesso premier, nel lungo incontro di Arcore, è tornato a insistere con le camicie verdi sulla necessità di adeguare il sistema pensionistico italiano a quello di altri Paesi europei, Germania in testa. La partita nella maggioranza, quindi, appare tutt'altro che chiusa.

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