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Il Gis in prima linea al fianco del Cnt

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Invisibili. Discreti. Le forze speciali italiane sono in Libia al fianco dei ribelli. I primi dieci «advisor», istruttori, sono arrivati a Bengasi sessanta giorni fa. Militari con alle spalle l'esperienza di istruttori a Baghdad e in Afghanistan. Esperti nell'addestrare truppe. Conoscitori dell'arabo e abituati alla vita del deserto. I primi carabinieri hanno insegnato a gruppi di insorti tattiche militari e metodi di controguerriglia. Un secondo gruppo, tutti appartenenti al Col Moschin e incursori Comsubin della Marina, è arrivato in Cirenaica con il compito di segnalare gli obiettivi agli aerei della Nato. In tutto sono una quarantina i militari italiani operativi in Libia. Non hanno partecipato direttamente ai combattimenti come francesi, inglesi e qatarioti, ma ugualmente hanno svolto un lavoro delicato. L'addestramento delle milizie darà i suoi frutti anche dopo la fine del conflitto. Da almeno cinque anni, del resto, le forze di polizia libiche sono addestrate da istruttori italiani, dell'Arma e della Polizia di Stato. Fu un accordo siglato dall'allora ministro dell'Interno Pisanu con il governo di Tripoli. Oggi la situazione è diversa. Ma la presenza sul terreno di soldati italiani, confermata da Frattini e «ammorbidita» dal responsabile della Difesa Ignazio La Russa che però ieri ha voluto sottolineare che ««Non escludo - ha concluso La Russa - che il numero dei nostri advisor aumenterà in futuro, in numeri comunque sempre limitati». Certo è che da ieri a Tripoli c'è un'aliquota del Tuscania, i paracadustisti dei carabinieri, a protezione dell'ambasciata d'Italia riaperta nella capitale libica «liberata» e con il nuovo ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi. Un ruolo importante di supporto, le nostre Fos, lo hanno svolto nella fuga da Tripoli dell'ex numero 2 del regime Abdessalam Jalloud. Un altro compito che stanno svolgendo i nostri militari è quello di bonificare gli impianti petroliferi da eventuali ordigni-trappola. Rischio espresso anche dall'ad di Eni, Paolo Scaroni, all'indomani della firma dell'accordo con il Cnt per il riavvio delle stazioni di pompaggio del gas. E proprio ieri il governo inglese ha confermato la presenza in Libia di un team che ha avuto il compito di tagliare i rifornimenti di petrolio alle truppe di Gheddafi. Un team britannico formato da diplomatici e militari ha aiutato i ribelli libici a tagliare le riserve di petrolio al regime di Muammar Gheddafi. Il governo di Londra, affermando che la squadra ha incoraggiato la Nato a isolare il porto di Zawiya e una strada usata per trasportare il petrolio e che conduce alle montagne Nafusa. Il team ha inoltre contribuito a localizzare i contrabbandieri che aiutavano Gheddafi a importare illecitamente il greggio. Secondo un funzionario britannico, rimasto anonimo per parlare dell'unità finora tenuta segreta, il team ha giocato un ruolo di primo piano nel ridurre le forniture di petrolio al regime. Le forze speciali inglesi, come hanno rivelato alcuni reporter sul posto, non si sono limitati all'appoggio ai ribelli. Dopo la conquista del bunker Bab al Aziziyah, i commandos inglesi sono stati visti uscire con computer e altro materiale recuperato nella residenza del raìs. Mau.Pic.

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