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Il Cav apre all'opposizione

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

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«Sono molto, molto soddisfatto perché la manovra è migliorata senza modificare i saldi». Silvio Berlusconi è raggiante. Alla fine ce l'ha fatta. Gli è bastato sedersi attorno ad un tavolo con il suo vecchio amico Umberto Bossi per trovare la quadra. Uno sforzo durato più di otto ore ma che alla fine ha dato ottimi risultati: ricompattare la maggioranza, sottolineare il senso di responsabilità della Lega e, soprattutto, far tornare il sorriso al presidente del Consiglio che ieri mattina ha voluto concedere un'intervista a Studio Aperto per elencare i punti di forza dell'accordo raggiunto il giorno prima durante il vertice ad Arcore. E così, al primo posto, non poteva mancare una rassicurazione agli italiani su un tema alquanto delicato: le tasse. «Io avevo detto che introducevo il contributo di solidarietà con il cuore che grondava sangue perché da sempre ho promesso che non volevamo mettere le mani nelle tasche degli italiani. Siamo riusciti a levarlo con altre fonti di risparmio». «Non dobbiamo dimenticare che a inizio agosto in meno di quattro giorni abbiamo varato la manovra. Credo che nessuna altro governo ci sarebbe riuscito. Abbiamo dovuto farlo per ottenere l'intervento della Bce, una sorta di ombrello fidejussorio a tutela dei nostri titoli di Stato sotto attacco della speculazione». Un vero e proprio successo frutto di un grande lavoro di collaborazione sia all'interno del Pdl ma, soprattutto, grazie alla disponibilità del Carroccio. E quindi se da una parte arriva un abbraccio virtuale al ministro dell'Economia («Si può constatare come la realtà sia diversa da quello che racconta la stampa, con i romanzi d'agosto dei rapporti dentro la maggioranza e tra me e Tremonti») dall'altra, riferendosi ai costi della «casta», arriva un ringraziamento al Senatùr per aver fatto un passo indietro rispetto alla difesa dal taglio delle Province: «Noi ci avevamo provato ma poi la sinistra bocciò la nostra legge con un referendum. La nostra determinazione è assoluta, perché i costi della politica sono forti e per questo siamo grati al senso di responsabilità della Lega». Poi l'apertura alla sinistra: «Ora in Parlamento tocca all'opposizione e se ci sarà l'accordo con una maggioranza dei due terzi, potremo arrivare in poco tempo ad approvare la riduzione del numero dei parlamentari e l'abolizione delle Province». Anche se lo stesso premier ha molte riserve: «Siamo sempre aperti ai contributi dell'opposizione, tuttavia ho subito visto che le critiche come al solito sono aumentate». Infine un riferimento all'annoso e mai risolto tema dell'evasione fiscale: «Ne abbiamo inasprito la lotta con la possibilità di fare controlli più capillari e i Comuni potranno mantenere il gettito che deriva da questi controlli». Eppure le parole del premier non convincono. E la sinistra si prepara alla protesta. E così, se i finiani definiscono la manovra «recessiva» e l'Idv parla di un testo frutto di «dilettanti allo sbaraglio», il Pd scende in campo con le dure parole della capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro: «In un momento così delicato per il Paese eviterei le smargiassate: Berlusconi diceva che il suo cuore grondava sangue e ora che è stato tolto il contributo di solidarietà non gronda più. Chiederei al premier di versare altre gocce del preziosissimo liquido, perchè quel contributo i lavoratori continueranno a pagarlo». Ale.Ber.

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