I frondisti cantano vittoria: "Intrapresa la strada giusta"
C'è un dato incontrovertibile, al di là dei giudizi di contrarietà o di plauso, che accomuna tutti i commenti successivi all'annuncio della «nuova» manovra economica: il cambiamento. Dal vertice di Arcore è uscito un testo contenente provvedimenti profondamente modificati rispetto a quello in entrata. E dunque i primi a compiacersene sono i cosiddetti «frondisti», cioè gli esponenti del Pdl che da subito - rischiando molto nell'andare controcorrente - avevano detto che così com'era quel provvedimento non poteva andare. «La fatica non è stata vana. Ora possiamo dire che sono quasi tutti 'frondisti' nel centrodestra - hanno dichiarato Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio -. Se quanto uscito dal vertice di maggioranza sarà confermato dal voto del Parlamento, si delinea un quadro che vede un ridimensionamento del perimetro dello Stato, la soppressione del contributo di solidarietà, una messa a punto sulle pensioni, la vendita del patrimonio pubblico e nessun aumento dell'Iva. Tutte proposte che vanno nella direzione che avevamo richiesto». Senza considerare, va aggiunto, che è stato accolto l'emendamento 'frondista' che prevede il taglio del 25% della pubblica amministrazione nei prossimi anni. «Evidentemente - aggiunge Giuseppe Moles, deputato del Pdl - i frondisti sono serviti a qualcosa. Appare evidente che nelle riforme di questa manovra ci sono molte delle nostre argomentazioni - spiega Moles - ma soprattutto è passato il principio che non bisogna mettere le mani nelle tasche degli italiani». Soddisfatto Guido Crosetto: «È stato utile aprire un dialogo, anche duro, all'interno della maggioranza». Positivo anche il commento del segretario generale della Cisl, Bonanni: «È certamente un fatto positivo che il Governo abbia rinunciato a un intervento sull'Iva, che invece andrà rimodulata nel quadro della delega fiscale, insieme ad una riduzione dell'Irpef, come hanno più volte sostenuto Cisl e Uil in questi ultimi mesi. Pacta sunt servanda. Per questo - conclude Bonanni - ci aspettiamo ora una accelerazione in Parlamento dell'iter della delega sulla riforma fiscale». Soddisfazione espressa anche da Confedilizia e Federmanager. «Il partito della patrimoniale è stato sconfitto» ha detto il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, mentre per Giorgio Ambrosoni, presidente di Federmanager, è «un bene lo stop alla super-Irpef». Perplesso l'Udc: «Saremo costruttivi come sempre in Parlamento perché questo è un nostro preciso dovere - hanno affermato in una nota congiunta i capigruppo Udc di Camera e Senato Gian Luca Galletti e Gianpiero D'Alia - ma da un primo esame delle modifiche della manovra approvate nella maggioranza traiamo un'opinione netta: i conti non tornano». Critico l'Idv: «Tra il dire e il fare c'è di mezzo il vuoto parlamentare. Questa è una presa in giro», ha detto Di Pietro. Per il vice segretario del Pd Enrico Letta «a un primo esame le modifiche alla manovra disegnano un quadro sconfortante. È bandiera bianca sui tagli ai costi della politica e indefinitezza sulle altre principali questioni. C'è da chiedersi come le autorità e i mercati europei possano prendere per buono un simile compromesso al ribasso». Vicino alle posizioni del Pd anche Italo Bocchino: ««Il risultato della manovra - afferma il vicepresidente di Fli - è il peggio che ci potesse essere: mette le mani nelle tasche degli italiani per poter continuare con gli sperperi». Al di là del dato finanziario, però, c'è un dato politico che emerge dal testo uscito da Arcore: «L'accordo raggiunto - spiega il ministro Gelmini - dimostra ancora una volta la solidità dell'asse Pdl - Lega». Concetto ribadito anche dai ministri Matteoli: «Dimostrata grande unità» e Calderoli: «Ai mercati inviamo un messaggio chiaro».