Gli "Amici della Libia" sbloccano gli aiuti
In Libia si combatte ancora. Per le strade di Tripoli ci sonoa ncora molti cadaveri insepolti e già si in molti sgomitano per ottenere commesse per la ricostruzione nel ricco Paese nord-africano, produttore di gas e petrolio. A Parigi è già dopoguerra e nella grande kermesse della Conferenza degli «Amici di Tripoli» si sono gettate le basi della nuova Libia. Con Francia e Gran Bretagna padroni di casa e Italia nel «core group», il primo mattone della nuova costruzione è arrivato da Mosca, con il riconoscimento del Cnt da parte della Russia. Sono Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Canada, Emirati Arabi, Giordania e Qatar i paesi del gruppo ristretto che sono stati invitati ad anticipare il loro arrivo nel pomeriggio al palazzo presidenziale francese per incontrare i rappresentanti del Cnt, il presidente Mustafà Abdel Jalil e il numero 2, Mahmoud Jibril. Al primo posto dell'ordine del giorno, lo scongelamento dei fondi libici bloccati all'estero e gli impegni del nuovo governo di Tripoli per la ricostruzione in Libia. Fra le 60 delegazioni, ce ne sono ancora poco meno di 20 che non hanno ancora riconosciuto il Cnt, anche se i segnali di intesa si moltiplicano e chi si è distaccato apertamente, come il Sudafrica, a Parigi ha preferito non essere presente. Esattamente 42 anni dopo la presa del potere da parte di Gheddafi e circa sei mesi dopo il vertice di Parigi che diede il via all'attacco contro la Libia del Rais, si è dunque imboccata «la curva della transizione», come ha spiegato l'Eliseo. Una svolta che Parigi ha voluto simbolicamente identificare con la caduta di Tripoli in mano agli insorti. La Conferenza degli «amici della Libia» - alla quale sono presenti anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha annunciato una missione Onu in tempi brevi in Libia, e quello della Lega araba, Nabil al-Arabi - apre una «nuova era di cooperazione con la Libia democratica», ha detto Sarkozy. I primi passi concreti sono venuti dalgli Stati Uniti che hanno consegnato al Consiglio di transizione libico oltre 700 milioni di dollari in beni scongelati, su un totale di circa 1,5 miliardi. Il gruppo di contatto per la Libia spingerà il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite a varare una risoluzione per scongelare asset libici in tutto il mondo dal valore di miliardi di euro. Berlusconi ha ricordato l'impegno italiano a sostenere ancora il paese del Nord Africa anche attraverso l'invio di altri istruttori. Nel suo intervento il premier ha poi detto di aver chiesto all'Onu di scongelare ulteriori asset per 2,5 miliardi, e il ripristino del gasdotto Greenstream «che rifornisce di gas tutta l'Europa». Ancora, l'Italia sta mettendo a disposizione «medici e medicinali e, ma solo se richiesto dalle autorità libiche, istruttori e poliziotti oltre a due motovedette per la sicurezza e il controllo dei porti». Un elenco, quello di Berlusconi, di «iniziative concrete per un paese che esce dalla guerra e si deve incamminare verso la democrazia». Nelle ore immediatamente precedenti, però, si è nettamente avvertita una fibrillazione attorno alla spartizione della torta petrolifera libica. Il quotidiano Liberation ha scritto ieri mattina di un «contratto» con il quale il Cnt avrebbe garantito alla Francia, in cambio dell'impegno militare, il 35% del petrolio libico. Immediata e quasi dovuta la smentita ufficiale del rappresentante del Cnt a Parigi, Mansour Sayf al-Nasr. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha detto di non saperne nulla ma di trovare «logico e giusto» che chi ha sostenuto gli insorti faccia la parte del leone in tempi di ricostruzione. Confusione anche da parte libica, con un portavoce del Cnt a Londra che ha assicurato: «nessun favoritismo politico, i contratti saranno assegnati sulla base del merito». Proprio il contrario di quello che Abdel Jalil, il numero uno del Cnt, aveva promesso la settimana scorsa: «Favoriremo i paesi che ci hanno aiutato, li tratteremo in funzione del sostegno che ci hanno dato».