Correzioni tardive ma giuste
La correzione del decreto va nella direzione giusta. Lo abbiamo criticato con durezza, ora lo riconosciamo con chiarezza. Bene la soppressione del "contributo di solidarietà" che altro non era se non un’addizionale Irpef su aliquote già esageratamente alte. I redditi nel mirino erano quelli delle persone per bene, di quelli che non sfuggono al fisco, di quelli che meritano, e ora trovano, un maggiore rispetto. Bene l’idea di affrontare per via costituzionale il problema delle province. Il che vale sul fronte dei risparmi (certo non immediati), e non è poco, ma anche su quello dell’organizzazione più razionale ed efficiente delle autonomie locali. Bene il dimezzamento dei parlamentari, anche se si tratta di una misura più dimostrativa che sostanziale, e anche se il loro numero era già stato ridotto da una passata riforma costituzionale, poi naufragata sugli scogli di un referendum confermativo di cui nessuno, oggi, rivendica il merito. Anche perché è una responsabilità. Bene il fatto che non si proceda alla soppressione dei piccoli comuni, che fanno parte della storia nazionale e dell’identità locale assai più di province e regioni, ma s’imbocca la strada della concentrazione delle attività e funzioni, come avevamo suggerito. Sarebbe bene affiancare anche la liberalizzazione dei servizi e la privatizzazione delle municipalizzate, benché, in questo secondo caso, faccia da ostacolo un altro improvvido referendum, di cui, ancora una volta, fra breve, non si troveranno più i genitori. Bene l’idea che lauree e servizi militari non siano contabilizzati ai fini dell’anzianità di lavoro, ma solo relativamente al montante pensionistico. Sono favorevole all’abolizione del valore legale del titolo di studio, il che cancellerebbe alla radice il primo problema. Non sappiamo ancora cosa significhi, esattamente, dare un ruolo ai comuni nella lotta all’evasione fiscale, o impedire l’interposizione societaria nelle intestazioni di beni (ma qual è il problema? sul lato degli immobili, ad esempio, sarebbe più saggio lavorare a più realistici valori catastali). Ci sarà tempo per capire meglio, e, soprattutto, per vedere cosa di questo più liberale approccio sopravviverà al dibattito parlamentare. Male, invece, sugli strumenti e sulla procedura. Emanare un decreto legge per poi rimangiarsene i contenuti non è stata una condotta ammirevole. Discutere per settimane, proponendo ciascuno sempre nuove tasse, non è stato saggio. Ora sappiamo che le correzioni avverranno a "saldi invariati". Al momento sono solo parole, entro il giorno della conversione in legge i mercati vorranno anche fare qualche conto e verificare che sia realmente così. L’aggiornamento della manovra, effettuata sullo scadere del tempo, può essere salutata in modo positivo. Fermo restando che dovremo passare dalla lettura dei titoli a quella dei contenuti, anche per capire se parole e fatti vanno nella stessa direzione. Si poteva fare meglio e prima, ma sempre meglio che peggio e mai.