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Indagato anche il dg del comune di Sesto

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L'accusaè di finanziamento illecito ai partiti. Nel frattempo prosegue il lavoro degli inquirenti. È stato nominato un commercialista che dovrà studiare le «carte» dell'operazione Milano-Serravalle per vedere se la Provincia di Milano, allora guidata da Filippo Penati, acquistò la società autostradale a un prezzo congruo. Intanto è stato notificato a tutti gli indagati (venti tra cui lo stesso Penati, gli imprenditori Giuseppe Grossi, Luigi Zunino e Piero Di Caterina, il manager del gruppo Gavio Bruno Binasco e quello di BancaIntesa Maurizio Pagani) l'atto di proroga delle indagini. Due i «nomi nuovi»: Michele Molina, ingegnere-imprenditore del Varesotto che si occupa di sviluppo immobiliare e centri commerciali (l'accusa è di corruzione) e il dg di Sesto Bertoli. In un interrogatorio del 17 luglio 2010 Di Caterina parla infatti di un colloquio avuto con l'imprenditore Giuseppe Pasini che gli avrebbe detto di aver versato «circa un anno fa», su «richiesta di Oldrini e Bertoli», un «finanziamento di 1,5 milioni di euro per la costruzione della piscina dei "Diavoli Rossi" a Sesto». Non solo, ma nella richiesta di arresto per Penati, sulla base di recenti intercettazioni, i pm scrivono che Giordano Vimercati, ex braccio destro dell'ex sindaco, si muove nell'ambito dell'operazione immobiliare sull'area Falck «nella veste di consulente delle cooperative emiliane e di persona di collegamento tra gli interessi del committente e il segretario generale del Comune di Sesto, Bertoli». Inoltre, stando al racconto di Di Caterina ai pm, Bertoli lo avrebbe indirizzato da un altro imprenditore per «ritirare dei contributi», probabilmente a favore di alcuni politici. Intanto, i magistrati "accelerano" sul filone Milano-Serravalle, nel quale è indagato per concorso in corruzione il manager di BancaIntesa, Pagani. Dopo aver chiesto le «carte» dell'inchiesta aperta (ma in via di archiviazione) dalla Procura di Milano (una perizia ha stabilito che il prezzo di acquisto fu congruo), i pm hanno dato l'incarico a un commercialista di verificare i «conti» dell'operazione, acquisendo anche i documenti dell'inchiesta della Corte dei Conti. Per Di Caterina ci fu un «sovrapprezzo» che servì per pagare una «tangente» a favore di «Penati e Vimercati».

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