Berlusconi: "Vi spiego la manovra"
Scontro con le Regioni: ridurre i tagli
Silvio Berlusconi oggi sarà a Parigi per la conferenza internazionale sulla Libia e là incontrerà il presidente della Commissione Ue, il portoghese Josè Manuel Barroso. È un appuntamento doppiamente importante per il nostro Paese. Perché è il primo partner commerciale della Libia e perché con i vertici dell'Unione Berlusconi parlerà anche della natura e del percorso della manovra. Missione: evitare di finire nuovamente nelle mani della speculazione, pronta a colpire al primo segno di debolezza o cedimento. Gli «stop and go» sono potenzialmente dannosi, soprattutto se i mercati li interpretano come una spia di fragilità dell'intervento correttivo sui conti. Anticipazione del pareggio di bilancio e diminuzione del debito sono la rotta tracciata dalla Banca centrale europea. Va rispettata. «Abbiamo già fissato l'incontro» conferma il premier mentre fa il punto della situazione su una manovra che ha bisogno di coperture certe dopo la cancellazione del contributo di solidarietà e il dietrofront sulle pensioni. «Guardi, quest'ultimo provvedimento era assolutamente marginale, è entrato all'ultimo minuto nella discussione durante il vertice di maggioranza dell'altro ieri, riguardava un numero minimo di soggetti e non avevamo neppure quantificato i risparmi. Ma la Lega aveva mostrato un'apertura al suggerimento venuto dai ministri Maurizio Sacconi e Giulio Tremonti, per cui ne avevamo dato comunicazione ufficiale in chiusura del vertice». E poi cosa è successo? «Quella sera stessa ho ricevuto le telefonate dei segretari di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, i quali hanno spiegato che si trattava di diritti acquisiti e di una norma a rischio di incostituzionalità. A quel punto, abbiamo fatto la cosa giusta accogliendo le loro osservazioni e l'abbiamo ritirata, senza alcun problema, perché non abbiamo timori di sorta sulla copertura della manovra». L'opposizione alza la voce, Bruxelles comunque osserva il dibattito italiano e di certo chiederà garanzie sui saldi e la copertura finanziaria delle singole voci. Con Berlusconi lavora il segretario del Pdl, Angelino Alfano, il quale ha ribadito che «bisogna dare solide coperture. Abbiamo ritirato il provvedimento sulle pensioni, venendo incontro alle richieste dei sindacati, ma la manovra deve essere a saldi invariati, quel numerino in fondo a destra deve essere sempre 45,5 miliardi, cioè la traduzione di una parola, credibilità». Alfano ha mostrato la consapevolezza di chi sa di dover sacrificare qualcosa al consenso: «Non si può immaginare di chiudere una manovra di queste dimensioni senza che qualcuno si lamenti». Il clima politico non è certo idilliaco, la preoccupazione del premier è che si alimenti una spirale di sfiducia. Qui il ruolo del centrosinistra potrebbe essere virtuoso, ma l'opposizione finora non ha raccolto l'invito di Napolitano alla coesione e alla collaborazione. Non basta dire no, aveva detto il presidente della Repubblica durante il suo intervento al Meeting di Rimini. La tensione sul debito sovrano in tutta Europa non si è allentata. Ieri lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi segnava quota 293 punti base. Il piano di salvataggio della Grecia, inoltre, continua a suscitare perplessità, anche se Barroso ieri ribadiva «lavoriamo duro perché venga adottato nei tempi previsti». Il virus della crisi è in circolazione. E per questo Berlusconi ribadisce che «dobbiamo tenere al sicuro il nostro debito sovrano. Nei giorni scorsi abbiamo fatto tutto quello che ci aveva chiesto la Bce». Il premier ripercorre quei giorni: «Abbiamo fatto una manovra correttiva in quattro giorni e anticipato il pareggio di bilancio come ci chiedeva la Bce. Ho lavorato 20 ore al giorno e la risposta di Francoforte alla nostra richiesta di avere un ombrello protettivo sul debito è stata positiva». Ora la discussione della manovra entra nella fase più critica, la palla passa al Parlamento. Il governo oggi dopo il consiglio dei ministri presenterà i suoi emendamenti. Il presidente del Senato Schifani ha chiesto il rispetto dei tempi e l'apertura al confronto con l'opposizione. È un mandato politico che Berlusconi sottolinea ancora una volta. «Il presidente della Commissione ha ricevuto dalla maggioranza e dal Presidente del Senato un'indicazione precisa: la manovra può e deve essere migliorata in Parlamento e ben venga il contributo dell'opposizione». Battuta: «Non ci offendiamo di certo». Apertura: «Non ci formalizziamo affatto su questo». L'Europa chiede anche misure per la crescita, ma il tema numero uno in queste ore resta quello delle coperture. Il premier si dice certo di trovare la soluzione: «Ci stiamo lavorando e siamo sicuri di far bene. Sono vigile sui provvedimenti che stiamo predisponendo». Berlusconi punta a norme per far pagare le tasse agli evasori, sono allo studio in queste ore provvedimenti antielusione stringenti, ma con un'avvertenza: «Non voglio che vengano fuori norme contrarie allo spirito che anima la maggioranza, non siamo per lo stato di polizia tributaria». Il ministro dell'economia Giulio Tremonti e il direttore generale delle Entrate, Attilio Befera, stanno scrivendo i provvedimenti. Un pacchetto di «norme a fisarmonica» che si allarga o restringe a seconda delle esigenze. Le stime ufficiali ancora non circolano, ma dal Tesoro si mostrano ottimisti sia sul piano dell'efficacia che dei numeri: dalla lotta all'evasione arriveranno almeno un paio di miliardi aggiuntivi. Le preoccupazioni sono rivolte tutte a rassicurare e non alimentare un'ondata emotiva, un'arma micidiale per la speculazione. Il premier auspica che «l'opposizione non si faccia prendere la mano» e ricorda di avere sempre in canna il colpo dell'aumento dell'Iva. «Preferiamo non ritoccarla perché non vogliamo provocare effetti recessivi, ma se fosse necessario, possiamo aumentare di un punto la fascia del 20 per cento, portandola al 21 per cento. Cosa tra l'altro assolutamente in linea con quanto avviene in molti altri Paesi europei». Oggi a Parigi il Cav spiegherà a Barroso le linee guida dell'intervento, ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, ha fatto il suo lavoro diplomatico di preparazione e i contatti istituzionali si estendono anche al presidente della Banca Centrale Europea, Trichet e alla regia discreta ma sempre ferma del governatore di Bankitalia, Mario Draghi. «Tengo in mano con precisione la situazione», spiega Berlusconi e «Giulio Tremonti sta collaborando in maniera piena e non posso che esserne felice». Insomma, sul barometro del Cav la Tremontana non c'è.