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Sindacati, medici e coop La protesta è servita

Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso

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Nel day-after della manovra bis, la lamentela è servita. In perfetto stile italico. La più dura è sempre lei, Susanna Camusso. Sulle pensioni «è stato fatto un golpe della cui gravità forse ancora non ci si è resi conto», è il suo nuovo slogan di battaglia. La segretaria della Cgil, che questa volta ha dovuto rinunciare all'insolito alleato estivo trovato in Umberto Bossi, ritrova accanto a lei sulle barricate i compagni di un tempo, gli altri leader sindacali. E, non bastasse, pronto a scendere in piazza, c'è anche l'esercito dei camici bianchi, medici e radiologi. A far arrabbiare tutti - e a riuscire nell'improbabile imprese di mettere tutti d'accordo - è la norma contenuta nella manovra riscritta nel vertice di maggioranza di lunedì, che prevede di fatto una stretta sulle pensioni di anzianita, dal momento che non potranno più essere riscattati gli anni di università e di servizio militare. «Dopo l'accordo politico nella maggioranza, la manovra economica è ancora di più profondamente ingiusta», tuona la leader della Cgil. Le ragioni dello sciopero generale «sono non solo confermate ma anche rafforzate», attacca. Il nodo pensioni finisce così con l'avvicinare Cgil a Cisl e Uil. Restano ampie le distanze con il sindacato rosso nel giudizio complessivo sulla manovra e sulla scelta di proclamare lo sciopero generale per il 6 settembre, ma la stretta sull'anzianità porta Cisl e Uil su un fronte comune. E se Luigi Angeletti considera il provvedimento un nuovo colpo al pubblico impiego, e preannuncia che il 16 settembre verrà decisa la data di uno sciopero nella pubblica amministrazione, Raffaele Bonanni rilancia: «La partita non può chiudersi così: si salvano giocatori di giocatori di calcio e redditi alti dal contributo di solidarietà è sbagliato penalizzare chi ha riscattato con i propri soldi la laurea ed il servizio militare». Così anche la Cisl giudica la norma «inaccettabile», chiede al Governo di ritirarla, e preannuncia «iniziative di protesta e mobilitazione». Tutti in piazza, insomma. E non solo i sindacati. Pronti alla rivolta anche i medici del servizio sanitario nazionale, colpiti duramente dallo stop al riscatto degli anni di università, avendo iniziato a lavorare nelle Asl e in corsia solo dopo sei anni di laurea, e altri cinque di specializzazione. E, se uomini, dopo il servizio militare, obbligatorio un tempo, e lungo 15 mesi quando da ufficiale medico. Dulcis in fundo - si fa per dire - le coop, contrarie alla riduzione dei vantaggi fiscali previste per loro dalla manovra bis. La percentuale del «taglio» non è stata ancora quantificata ma alcune stime delle stesse cooperative indicano il gettito per lo Stato in poche decine di milioni di euro: c'è chi parla di 60 milioni di euro nell'ipotesi più drastica di un azzeramento totale dei benefici. Ipotesi ritenuta comunque improbabile, dal momento che nel testo del governo si parla di riduzione. L'attuale regime fiscale delle società cooperative prevede che non sia soggetta all'Ires (l'imposta sul reddito delle società) una quota di utile netto annuale che va dal 70-80% al 30% a seconda che le cooperative siano a mutualità prevalente (dove la maggioranza dell'attività è rivolta ai soci) o meno. Con il vincolo, però, che tali risorse siano accantonate a fondo di riserva che è indivisibile e indisponibile. Per il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, «non c'è dubbio» che nella manovra ci sia la precisa volontà di colpire il mondo della cooperazione di cui viene messo anche «a rischio» il futuro. «Se il provvedimento dovesse passare, sarebbe paradossale - sostiene - Si tratta di poche decine di milioni di euro, nulla per lo Stato molto per il movimento cooperativo, dal momento che inciderebbero sulla sua struttura civilistica e quindi sulla sua stessa essenza».

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