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Bankitalia: «Manovra che non favorisce la crescita»

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L'allarmearriva da Bankitalia e Corte dei Conti i cui dubbi sul decreto di ferragosto convergono sullo stesso punto: l'aumento della pressione fiscale su lavoratori e imprese rischia di compromettere la crescita, cioè proprio l'obiettivo su cui si dovrebbe puntare di più, ma che invece latita nelle pagine del provvedimento. Via Nazionale e magistratura contabile, ascoltati in audizione al Senato insieme a Istat e Cnel, hanno espresso le loro perplessità mostrando tutti i limiti di un testo che però, nel frattempo, è uscito profondamente modificato dal vertice di Arcore. Non stupisce dunque che nelle audizioni siano stati pochissimi i riferimenti alle pensioni e che sia stato soprattutto il capitolo tasse a finire sotto la lente di ingrandimento. «L'aggiustamento dei conti, necessario per evitare uno scenario ben più grave, avrà inevitabilmente effetti restrittivi sull'economia», ha osservato il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, avvertendo sul rischio di «una fase di stagnazione che rallenterebbe anche la flessione del peso del debito sul pil». Del resto quest'anno, così come stimato anche dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, la crescita resterà con ogni probabilità sotto l'1%, indebolendosi ulteriormente nel 2012. Per questo, ha proseguito Visco, il riequilibrio dei conti dovrebbe andare di pari passo «ad una politica economica volta al rilancio delle prospettive di crescita della nostra economia». Bankitalia, che pure riconosce la risposta «rapida ed efficace» alla lettera inviata al governo insieme alla Bce, torna dunque a dettare la sua agenda (dall'anticipo al 2012 dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato alla riforma degli ammortizzatori sociali), mettendo però al primo posto la riduzione della pressione fiscale, che nel 2014 raggiungerà altrimenti il record storico del 44,5%. Un cifra calcolata anche dalla Corte dei Conti, preoccupata per le stesse criticità: «Il ricorso prevalente alla leva fiscale, quasi 3/4 della manovra, determina la compressione del reddito disponibile e accentua i rischi depressivi», ha sottolineato il presidente Luigi Giampaolino, mettendo in guardia anche dall'impatto della Robin tax. L'aumento dell'imposta potrebbe avere infatti «effetti indesiderati», non solo per consumatori e imprese ma anche per il Tesoro che dalle maggiori imprese energetiche del Paese riceve ogni anno sostanziosi dividendi. Punto essenziale è infine quello della lotta all'evasione fiscale, per la quale l'Istat suggerisce di ridurre le partite Iva e il ricorso ai condoni. Secondo Giovannini hanno avuto infatti «un effetto negativo sul gettito complessivo, sulla pace fiscale tra categorie di contribuenti e sulla fedeltà al fisco».

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