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Ora i democratici processano Penati

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Saranno state le parole «direttorio finanziario democratico» o «quindicennio di sfruttamento della funzione pubblica a fini di arricchimento privato e di illecito finanziamento alla politica a Sesto San Giovanni» scritte nero su bianco dalla procura di Monza a convincere il Pd a convocare per il 5 settembre la commissione di garanzia sul caso Penati per «una immediata verifica a tutela della onorabilità del partito». Il dirigente del Pd, ex braccio destro di Bersani, è salvo grazie alla prescrizione. I pm però non ci stanno, e insistono: «Il peccato originale degli ingenti finanziamenti percepiti durante il duplice mandato di sindaco condiziona tutt'ora le decisioni di Penati, indipendentemente dal tempo trascorso e dal ruolo di governo», scrivono. E ancora: esiste «la sistematica attività di inquinamento istruttorio tutt'ora in corso ad opera dei politici indagati, con pressioni su vittime e complici». Indire una commissione di garanzia, insomma, è il minimo. Da parte sua Penati si dice immediatamente pronto «a mettere a disposizione della commissione quanto utile per la ricostruzione dei fatti che mi hanno investito». Parole e disponibilità che però non alleggeriscono i commenti politici su di lui. Sono gli stessi democratici ad essere inquieti. «C'è la verità giudiziaria. Ma la prescrizione non cancella i fatti. Se le accuse fossero vere il Pd non potrebbe consentire a un personaggio così di restare all'interno del partito», dice il senatore del Pd e già Procuratore capo di Milano Gerardo D'Ambrosio. Per l'ex Pm, infatti, «il caso Penati sarà la cartina di tornasole della diversità morale e politica» del partito nelle cui liste è stato eletto a Palazzo Madama. Sullo stesso punto si soffermano diversi esponenti del centrodestra, ma per negare, come Maurizio Gasparri, la presunta «superiorità morale della sinistra». Anche Giorgio Oldrini, sindaco Pd di Sesto, si sente di chiedere qualche cosa in più dei «passi indietro. Lui - dice riferendosi a Penati - ha sempre rivendicato la sua totale estraneità ai fatti. Spetta a lui con i suoi legali valutare se rinunciare alla prescrizione». Bersani è in difficoltà e si limita a dire che si tratta di una «vicenda dolorosa» dalla quale deve nascere una regola stringente, valida per tutti: si deve rispettare l'operato dei giudici, senza frapporvi ostacoli. La solita solfa, insomma.

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