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Un partito (quasi) normale

Silvio Berlusconi e Angelino Alfano

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Piano piano, senza che la gran parte degli opinion makers se ne renda conto, nel partito fondato da Silvio Berlusconi, sta accadendo qualcosa. La nomina di Angelino Alfano a segretario del Pdl per molti era un artificio formale, in realtà si sta rivelando un'arma politica efficace. Fino a poco tempo fa il leader del centrodestra non aveva alcuno «scudo» tra la sua figura e i partiti della coalizione, le istituzioni, i vari interlocutori del Presidente del Consiglio. Alfano dopo un primo periodo di acclimatamento ha cominciato a svolgere il suo ruolo e gli effetti si vedono. In un colpo solo il triumvirato dei coordinatori (La Russa, Verdini, Bondi) è stato riportato alle sue funzioni organizzative e non di guida, il gioco di un peso supermassimo come Giulio Tremonti ricondotto a quello di un ministro dell'Economia potente ma non onnipotente, la dialettica tra il Pdl e gli alleati (la Lega soprattutto) messa sul piano del confronto tra i partiti e non tra i leader. Tutto questo è interessante perché libera energie in un gruppo che ha vissuto grazie alla forza del leader carismatico ma che dopo 17 anni ha bisogno di un cambio di strategia. La discussione sulla manovra è il primo banco di prova di Alfano. Vedremo i risultati. So bene che la politica non è un mondo astratto e bisogna avere un sano realismo, ma anche il solo ritiro del provvedimento sulla Super-Irpef sui ceti medio-alti, sarebbe un successo. La cancellazione totale e non parziale di quella mostruosa spremuta fiscale certificherebbe un cambio di passo, la riconquista del ceto medio-alto che eccelle, dichiara i redditi, paga le tasse e influenza le sorti del Paese, la nascita di un partito (quasi) normale, fedele allo spirito del 1994, con un segretario che studia da leader e il padre nobile di un partito guida del movimento Popolare Europeo. Cari Berlusconi e Alfano, abbiate orgoglio e coraggio. Spazzate via la Super-Irpef. Il tasso di liberalismo di un partito si misura dalle tasse, dalla capacità di liberare risorse per il contribuente e non dalla voracità nel prelevare contanti dal portafoglio del cittadino onesto. L'Italia ha raggiunto un livello di pressione fiscale intollerabile. Interpretare Robin Hood con chi già paga le tasse è un errore. Cambia la leggenda e fa diventare il principe della foresta di Sherwood un complice dello sceriffo di Notthingam, cioè dell'odiato gabellatore del Re.  

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