Le pensioni non si toccano Bisogna trovare 9 miliardi
Sulle pensioni bocce ferme. Alla vigilia dell'incontro decisivo Bossi-Berlusconi di domani la Lega continua a ribadire che sulla previdenza tutto deve essere lasciato così com'è. Una linea che sembra condivisa dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ieri, a Rimini, ha tradito le attese, non fornendo alcuna indicazione sulla manovra e tantomeno sul controverso capitolo previdenziale. Recentemente era emersa un'ipotesi di compromesso sulle pensioni, ovvero l'introduzione di un bonus per chi rimane al lavoro una volta raggiunti i requisiti di anzianità (senza eliminarle del tutto), ma anche su questo il Carroccio ha posto il veto. I margini per cambiamenti sono risicatissimi. Non c'è solo il muro del no della Lega ma i messaggi ufficiosi che continuano ad arrivare da Bruxelles di mantenere invariati i saldi. Insomma l'impianto va mantenuto e l'Italia continua ad essere un «sorvegliato speciale» dalle autorità europee. Ma per diminuire fino a dimezzare i tagli di 9 miliardi che pendono sul capo di Comuni, Province e Regioni, comprese quelle a statuto speciale destinatarie dei tagli più consistenti, bisogna pur trovare un'alternativa. Accantonate le pensioni, la soluzione non resta che l'aumento dell'Iva che potrebbe variare da un punto percentuale a 1,5 o fino a 2 punti. Una mossa che porterebbe nelle casse dello Stato circa 6 miliardi se applicata sulle tre aliquote, e almeno 3,7 miliardi annui se applicata solo a quella più alta, del 20%. Anche in questo caso ci sarebbe da superare il niet del Carroccio, e anche la contrarietà di Tremonti, più propenso a usare quel gettito per la delega su fisco e assistenza. Contrario il mondo dell'impresa che teme un ridimensionamento dei consumi e a cascata una contrazione della produzione industriale. Perdono quota, anche se non sono del tutto tramontate, altre ipotesi come quella delle dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico che porterebbe risorse che non potrebbero essere destinate alla spesa corrente. Intanto sempre sul fronte enti locali, sembra sempre più sicuro lo stralcio dalla manovra della soppressione di alcune province e dell'accorpamento dei piccoli comuni. I sindaci dei municipi sotto i mille abitanti hanno avuto rassicurazioni da parte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che ha garantito loro che si eviterà lo scioglimento dei consigli comunali, mentre l'accorpamento dei servizi resterebbe ma senza più essere obbligatorio. A tranquillizzare le province ci ha pensato invece Alfano, spiegando loro che è previsto lo stralcio dell'articolo 15. Entrambe le misure, peraltro, possono essere eliminate senza difficoltà, visto che non intaccano i saldi della manovra perchè i risparmi non sono quantificati. L'Anci ha avuto rassicurazioni di una drastica riduzione dei tagli agli enti locali. Resta poi in campo la caccia all'evasore lanciata da Roberto Calderoli: la proposta di una tassa sull'evasione, che nelle intenzioni del ministro della Semplificazione potrebbe andare a sostituire il contributo di solidarietà è stata messa a punto dai tecnici della Lega. Alfano è d'accordo con questa patrimoniale sull'evasione e ha detto che «chi non ha mai pagato deve prendere una mazzata». P er il contributo di solidarietà, il vero nodo da sciogliere e l'origine di tutte le polemiche, si sta lavorando sulla soglia e il quoziente familiare ma anche sulla possibilità di un azzeramento con la sostituzione con altre imposte. La Robin tax così come definita dal decreto non sarà estesa ad autostrade e a società di telecomunicazioni perchè le prime hanno subito già un intervento sugli ammortamenti mentre le compagnie telefoniche dovranno affrontare l'asta delle frequenze che è altrettanto importante per i conti pubblici.