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L'ultima di Calderoli: "Tassiamo l'evasione"

Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli

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Nessuno tocchi le pensioni, ma se si tratta di quelle di «reversibilità troppo alte» o quelle «di accompagnamento» non legate al reddito allora se ne può discutere. La Lega tende la mano al Pdl e affida a Calderoli il compito di aprire il dialogo con gli alleati sul sistema previdenziale. «Bisogna interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato. Chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte, percepisce accompagnamenti che attualmente vengono dati a tutti senza limiti legati al reddito», ha detto Roberto Calderoli, a margine di un convegno tenuto al meeting di Cl a Rimini. Ma non è finita qui. Infatti, se da una parte il ministro continua a ribadire che, sul tema pensionistico, «il testo contenuto nella manovra è stato oggetto di una lunga trattativa tra Berlusconi e Bossi», dall'altra emerge come ci siano ancora elementi su cui non si sia trovata una convergenza con il Pdl. Punti che verranno analizzati lunedì nell'incontro che ci sarà ad Arcore tra Il Cav e il Senatùr (gomito permettendo), ma che Calderoli ieri ha voluto puntualizzare. La Lega proporrà infatti una riduzione dei tagli previsti agli enti locali perché «gli amministratori locali hanno lamentato che i tagli uccidono il federalismo». Ma il ministro ha voluto commentare anche le altre ipotesi sul tavolo delle trattative. Prima tra tutte quella del contributo di solidarietà che per il ministro doveva essere più deciso» tanto da ribadire la voglia di mettere una «tassa sul lusso». Una sorta di «patrimoniale con detrazione per le tasse pagate prima» in modo da «non colpire chi ha già pagato». Una «tassa» che il Pdl non accetterà e che evidenzia come la strada per un accordo sulla manovra è ancora tutta in salita. Difficoltà testimoniate anche dalle parole del direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli che ieri, ascoltato in audizione al Senato, ha chiesto di migliorare il testo del decreto «per renderlo più credibile e per rafforzare le misure a sostegno della crescita». Così, archiviata la prima settimana di lavori parlamentari, si iniziano a valutare i primi passi avanti: sul tema della previdenza l'ipotesi a cui si starebbe lavorando è quella di mettere a punto un meccanismo premiante per rendere non obbligatoria ma facoltativa, la permanenza al lavoro. Il pensionamento sarebbe ritardato su base volontaria, nessuno sarebbe costretto ad andare in pensione più tardi, ma, attraverso un meccanismo di incentivazione, si permetterebbe ai lavoratori di avere dei vantaggi restando in servizio qualche anno in più. Per quanto riguarda il cosiddetto contributo di solidarietà l'ipotesi su cui la maggioranza sta lavorando è quella di fissare un'aliquota unica di tassazione al 5%. Ma il tetto di reddito dipenderebbe dalla situazione familiare del contribuente: sarebbe fissato a 150 mila euro con l'introduzione del quoziente familiare e a 200 mila euro senza. Inoltre non sarebbe stata del tutto accantonata l'ipotesi di un condono fiscale. Fonti del governo smentiscono, ma i tecnici starebbero sondando ancora questa strada. Resta concreta infine la possibilità di intervenire per tagliare i costi della pubblica amministrazione, a cominciare da una sforbiciata sugli emolumenti dei «super-manager» e dei funzionari pubblici: si lavora per inserire una norma secondo cui gli stipendi non possano superare quello del presidente della Corte di Cassazione. Intanto Berlusconi, informato dell'esito dell'incontro avuto da Alfano con i direttivi dei gruppi parlamentari di mercoledì sera, si è ulteriormente convinto a voler cambiare il provvedimento. Il premier insieme al segretario del Pdl starebbe lavorando ad un pacchetto che prevede l'aumento dell'Iva di un punto per i beni di lusso, liberalizzazioni e privatizzazioni, un provvedimento sull'eliminazione delle Province per via costituzionale e riforma delle pensioni. E se Bossi non accettasse? «Dovrà cedere. Sarò io a fare la sintesi. La Lega scenderà a patti» ha osservato il Cav, «altrimenti rischiamo di non avere i voti per approvare il testo».

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