Colli: «Tassiamo le prostitute, valgono più dell'Iva»

OmbrettaColli, senatrice del Pdl, vicepresidente del gruppo a Palazzo Madama, non è tipo da girare attorno alle cose. Senatrice Colli qual è la sua ricetta anti-crisi? «Nessuna ricetta, per carità. Solo alcuni dati che devono farci riflettere. Sono dati che hanno una provenienza di tutto rispetto, vengono da recenti indagini del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e della Commissione Affari Sociali della Camera». Di che parla? «Sono indagini che illustrano i numeri della prostituzione. In Italia ci sono circa 60 mila prostitute. I loro clienti, tra abituali e occasionali, sarebbero 9 milioni. Queste ragazze hanno ormai dei veri e propri strumenti di lavoro: si fanno pubblicità sui giornali, offrono prestazioni su siti internet dedicati...». Lei vorrebbe riaprire le case di tolleranza? «Non voglio arrivare a questo. È un tema complicato. Io dico solo che queste persone esistono e che dovrebbero esistere anche per il fisco. È un giro d'affari (totalmente evaso) enorme. Le stime del governo parlano di 8 miliardi di euro all'anno. È troppo? Vogliamo fare la metà? Arriviamo comunque vicini alla cifra che in queste ore si pensa di racimolare aumentando l'Iva di un punto percentuale». Tassare le prostitute, quindi. Non teme gli attacchi scandalizzati di moralisti e benpensanti vari? «Non è un tema di facile comprensione. In realtà non è neanche così originale, ma è dettato dal buon senso. Viviamo in un Paese cattolico e i valori morali sono importanti. Ma se regolamentassimo meglio la cosa, sia prostitute che clienti ne guadagnerebbero in sicurezza». Meglio dell'aumento dell'Iva, insomma... «Sicuramente. L'aumento dell'Iva rischia di contrarre i consumi. Tutto costerà di più, dai beni di prima necessità a quelli durevoli. Non sappiamo come reagirà il mercato. Può essere molto rischioso». Il Pdl e le altre forze politiche capiranno la sua proposta? «L'importante è far passare l'idea. È un provvedimento più equo di tanti altri. Voglio dire, sì ci sono le ragazze che si prostituiscono per strada e sono più difficili da "beccare". Però ci sono anche quelle che pubblicizzano la loro professione. Sui mezzi di comunicazione vendono il loro lavoro nelle pagine dedicate alla vendita di case, auto, terreni. Su internet è uguale. Se io apro un sito e mi metto a vendere pentole, dopo un po' di tempo bussano alla mia porta gli uomini delle Fiamme Gialle. Perché con loro non dovrebbe essere così? Le prostitute che lavorano in casa hanno orari, "uffici", clienti affezionati. Incassano cash ogni giorno. Devono pagare le tasse, come tutti noi». Na. Pie.