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Bobo, il leghista moderato che piace al Pd e ad Alemanno

Il ministro Roberto Maroni

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Dialoga, media, si confronta con tutti e lavora «in silenzio». Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, il leghista dal «volto buono», sta diventando uno dei protagonisti di questi ultimi scampoli d'estate. È lui, infatti, l'uomo del Carroccio cui tutti si appellano per cercare di modificare la manovra. E lui non si sottrae, anzi. Ieri il ministro si è presentato al Meeting di Rimini per un incontro sul tema dell'immigrazione con il sindaco di Bari Michele Emiliano. Il giorno prima era stato preceduto dal collega di partito e avversario nella corsa alla successione di Umberto Bossi, Roberto Calderoli. Giacca beige, camicia bianca, immancabili occhiali rossi, il titolare del Viminale ha subito reso evidente la differenza con «l'altro Roberto». Certo, anche il ministro della Semplificazione, chiamato per un confronto sul federalismo, aveva messo in evidenza un'insolita sintonia con il sindaco di Torino Piero Fassino. Sintonia che aveva sintetizzato con una battuta: «Che io sia diventato comunista e lui leghista?». Ma mai, durante il dibattito, i presenti avevano avuto l'impressione di una complicità reale tra i due. Tutt'altra impressione quella generata dalla coppia Maroni-Emiliano protagonisti di un breve siparietto quando il ministro dell'Interno, parlando delle intese raggiunte con alcuni Paesi nordafricani, commenta: «Ho capito che c'è qualcuno che vuole mandarmi in Africa ma non gli darò questa soddisfazione». Pronta la risposta del sindaco di Bari: «Io avrei altri progetti per te, ma ti farei un danno se ne parlassi». Insomma anche Emiliano sembra iscriversi al partito di quelli che all'interno del Pd, Enrico Letta in testa, sognano Maroni a Palazzo Chigi. Ma la benedizione ufficiale arriva dall'esterno del Meeting di Rimini. A impartirla è il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Lo stesso che giovedì era stato protagonista di un serrato botta e risposta con Calderoli sul tema dei debiti della Capitale. Ieri sullo stesso argomento è intervenuta la governatrice del Lazio Renata Polverini («I debiti ce li stiamo pagando da soli, piuttosto Calderoli ci dia strumenti per continuare nella nostra opera di risanamento, servono anche degli strumenti normativi»), ma Alemanno è stato ancora più raffinato definendo una netta linea di demarcazione tra «Lega buona» e «Lega cattiva». «I nostri rapporti – ha spiegato – sono difficili perché la Lega non la smette di attaccare Roma come un fatto quasi ideologico, come un partito preso e io non sono disponibile a tollerare ulteriori insulti su Roma, quindi, da questo punto di vista non c'è alcun dialogo». Anche se, ha aggiunto, Maroni è «molto responsabile e molto attento». Poi nel pomeriggio, dopo un incontro con il ministro dell'Interno sui tagli agli enti locali, una nuova incensata: «Il ministro Roberto Maroni ci ha dimostrato attenzione e sensibilità e abbiamo fissato una nuovo riunione per lunedì prossimo. Parteciperà anche il ministro, che ci ha garantito che ci saranno risposte positive». E se il governatore lombardo Roberto Formigoni rispolvera «la proposta Maroni» sull'aumento dell'età pensionabile, il diretto interessato continua a tessere la sua trama: «C'è spazio per un alleggerimento dei tagli agli enti locali. Io ho lavorato in questa direzione, ho lavorato in silenzio per ottenere questo risultato. Mi pare che siamo sulla buona strada. Il confronto, il dibattito, il fiorire di proposte che c'è stato in questi giorni, è stato molto utile».

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