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Alfano apre alla Lega: "Riforma più avanti"

Angelino Alfano

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Le pensioni sono salve. Il Pdl accontenta la Lega che, però, non esulterà. Alfano pensa già ad abolire tutte le Province. Angelino Alfano ha le idee chiare. È consapevole che per continuare a governare il Paese è indispensabile mantenere salda l'alleanza con la Lega e così, appena arrivato al Senato per presiedere il vertice del Pdl convocato nella speranza di trovare una linea comune tra le anime del partito sugli emendamenti da presentare alla manovra, mette le cose in chiaro: «Bisogna fare i conti con la realtà perché se fossi su un'isola deserta e potessi essere l'unico legislatore» allora tutto sarebbe più semplice, ma «siamo all'interno di una coalizione. Se un alleato non cede, che possiamo fare? Mica possiamo imporci». Tutto quindi si può modificare. La manovra «non è il Vangelo» ed è «emendabile», ma le pensioni non si devono toccare. Non deve essere fatto perché è lo stesso leader del Carroccio ad averlo imposto. Certo è che al diktat leghista, il segretario del Pdl e il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, hanno trovato il modo di rispondere con una proposta che ai Lumbard non farà di certo piacere: ovvero quella di abolire tutte le Province. Per il resto, è possibile "ragionare". Come potrebbe accadere sul contributo di solidarietà, spiega ancora Alfano, senza spiegare però se la strada possa essere quella di alzare la soglia di reddito o addirittura di cancellare la nuova norma. Il tempo intanto scorre. Ma non per il segretario del Pdl. Lui è a disposizione. Dirà, accogliendo i direttivi dei gruppi del partito, che, «per quanto mi riguarda sono qui senza vincoli orari, possiamo restare riuniti a discutere fino a domattina...». Eppure a fissare il tempo limite è il termine per la presentazione degli emendamenti al Senato previsto per lunedì alle 20. Ed entro quella data l'esecutivo punta a raggiungere un accordo talmente ampio tra senatori e deputati della maggioranza da poter blindare il testo alla Camera, presentando gli emendamenti soltanto al Senato. E allora è bene che il tempo della discussione venga sfruttato in questi giorni. Uno stimolo al dibattito, un invito rivolto a tutti e che, a guardare i numeri, sembra essere stato ben accolto: «Siamo in 98 il 24 agosto - avrebbe sottolineato Alfano - questo significa che siamo un partito che si confronta». Il segretario confida molto nella possibilità di trovare un accordo e così anche ieri ha dedicato l'intera giornata a incontrare i big del partito per mettere a punto la linea politica da presentare ai parlamentari. Nel pomeriggio era tornato ad ascoltare le richieste dei «frondisti» ai quali, in serata, ha voluto mandare un messaggio, neanche tanto implicito, dicendo: «Tutte le proposte giunte in questi ultimi giorni non sono nuove, erano già state vagliate prima di varare il decreto, nulla è nuovo. Si era deciso di non inserirle nel primo testo». Come a dire, nessuno ha in tasca la verità e bisogna fare i conti con la realtà e le difficoltà del momento. A «saldi invariati» si può ragionare di tutto, fermo restando che il ministro Tremonti «si è mosso tra paletti molto stretti». Richiamo a Tremonti che non è piaciuto al sottosegretario «frondista» Guido Crosetto: non si deve «continuare nell'errore fatto per sette anni dal ministro dell'Economia» con «tagli lineari» senza ristrutturare la spesa. Perché è meglio avere 90mila carabinieri con mezzi adeguati, che averne 110 mila senza mezzi». Occhi puntati ora su Berlusconi. Secondo quanto raccontano fonti ben informate, il Cav vorrebbe arrivare ad eliminare completamente il contributo di solidarietà. Ma per ora preferisce lasciare che i suoi si confrontino senza interferire aspettando fino a domenica le loro proposte per poi farne una sintesi. Il tutto prima di ricevere ad Arcore Umberto Bossi. La posta in gioco è alta e questa volta, convincere Bossi a non mettersi di traverso potrebbe essere più difficile del solito.

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