Unità d'Italia, isole escluse
L’Unità d’Italia, isole escluse. Chissà se Giuliano Amato ci ha già pensato, ma potrebbe essere un ottimo titolo per una sua fatica letteraria. Perché il presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell'Unità d'Italia non sembra avere un ottimo rapporto né con i siciliani né, e la notizia è di ieri, con i sardi. E pensare che da buon sabaudo nato a Torino da famiglia siciliana, il dottor Sottile dovrebbe avere almeno un po' di simpatia sia per gli uni che per gli altri. Invece no. Ospite del Meeting di Rimini Amato ha pronunciato quella che, nelle sue intenzioni doveva essere una battuta: «C'è troppa Sardegna nella vita politica italiana, e chiedo scusa se lo dico alle famiglie sarde che non hanno alcuna colpa». E non ancora appagato ha anche esplicitato il suo nobile pensiero: «Quando il massimo obiettivo della vita è che tua figlia sia invitata su uno yacht a Porto Rotondo o diventi una velina, o vedi che un padre è orgoglioso perché la figlia di 16 anni ha vinto il concorso per “miss lato B” resti sconcertato…Insomma, ci sono delle responsabilità, troppa Sardegna nella vita politica italiana». Certo, lanciata da chi non disdegna abbandonarsi ad un radicalismo un po' chic (immancabili le suo foto in spiaggia a Capalbio), la crociata contro Porto Rotondo fa un po' sorridere. Ma dal padre indiscusso della patrimoniale ce lo si poteva aspettare. Quello che fa un po' meno sorridere è che il Garante dell'Unità nazionale (almeno sulla carta) usi una delle Regioni italiane come sinonimo di qualcosa di negativo. E non è la prima volta. Nel 2007, quando era ministro dell'Interno del governo Prodi, Amato regalò al mondo un'altra delle sue “perle”: «Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. È una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario». Una frase di cui, per sua stessa ammissione, non si è mai pentito. Con buona pace di chi, di fronte a quelle parole, lo attaccò duramente. Anche ieri non sono mancate polemiche con il governatore sardo Ugo Cappellacci che ha parlato di «sdegno e sconcerto profondi per la leggerezza e la superficialità con cui Giuliano Aamato ha offeso la Sardegna e il suo popolo». Ma non è stata l'unica «battuta» che l'ex premier ha regalato al popolo di Comunione e liberazione. «Un Paese nel quale c'è chi cerca i Celti chi i Borboni – ha detto ancora durante il suo intervento - è un Paese in cui si mette non dico a rischio l'unità ma in dubbio l'avere la ragione di stare uniti in futuro». E ancora: «Io non faccio a gara con il ministro Romani a chi succhia più sangue agli italiani. Io che sono stato etichettato come Dracula gli faccio tanti auguri se vuole concorrere sul mio stesso terreno». Anche la sinistra non è stata risparmiata: «Ha interamente sostituito i diritti individuali alla solidarietà e al riconoscimento dell'altro». E se la tobin tax «ha bisogno di essere condivisa se non globalmente, quasi», Amato non ha dubbi: «Faremo l'eurobond con la Germania». L'ultima «perla» è per Bossi e Berlusconi: «Ho ricevuto dal Capo dello Stato il felice incarico di vivere 150 anni fa. Io rispondo delle difficoltà tra Cavour e Mazzini, ma se vi interessano quelle tra Berlusconi e Bossi non ho nessuna risposta da darvi». Beh, visto l'andazzo e i suoi complimenti a sardi e siciliani, forse è meglio se lascia stare sia Cavour che Mazzini.