Senza Province recuperiamo 2 miliardi
Due miliardi di euro a fronte di 300 milioni. È la stima fatta da uno studio dell'Istituto Bruno Leoni tra l'ipotesi di abolire tutte le Province oppure, come ha proposto il governo nell'ultima manovra, solo una parte, 30 in tutto, quelle con meno di 300 mila abitanti o con una superficie inferiore ai 3000 chilometri quadrati. Una differenza che fa capire bene quale sia la portata di un taglio drastico di queste strutture, un risparmio che equivarrebbe alla metà del gettito previsto dal tanto contestato contributo di solidarietà. Le Province già da parecchi anni hanno subito dei ridimensionamenti nei trasferimenti statali. Ma queste minori entrate – spiega Andrea Giuricin professore a contratto all'Università Bicocca di Milano e Fellow dell'Istituto Bruno Leoni – non si sono tradotte in risparmi sul personale (spese correnti) ma sulle opere da realizzare (spese in conto capitale). Nel primo caso, infatti, la sforbiciata ai costi è stata solo dello 0,1 per cento mentre nel secondo è stata del 28,4. «Di per sé – sostiene lo studio – questo indica una pesante inefficienza nel processo di riduzione della spesa, a meno che non si voglia sostenere che le Province stavano realizzando opere inutili. Se così fosse, comunque, l'argomento per la loro abolizione sarebbe ancora più forte. Se invece gli investimenti eliminati erano utili, allora risulta difficile, specie alla luce di questo intervento, sostenere che essi non potessero esser realizzati da altri soggetti. In ogni caso, appare sempre più chiaro che più passa il tempo e più le Province esistono unicamente allo scopo di mantenere le proprie stesse strutture». Facendo un po' di conti in tasca agli enti provinciali si scopre che – secondo gli ultimi dati disponibili, quelli del 2009 – il costo per la sola classe politica è di circa 140 milioni di euro. Eliminandone solo una trentina il risparmio totale potrebbe arrivare a 30 milioni di euro, una cifra abbastanza modesta. «I costi per amministrazione e controllo – spiega ancora l'Istituto Bruno Leoni nella sua ricerca – potrebbero essere eliminati totalmente se le funzioni provinciali fossero trasferite, secondo i casi, alle Regioni o ai Comuni. A tale costo è stato sottratto quello del personale, perché i dipendenti non possono essere licenziati, anche se molto probabilmente si tratta almeno in parte di un eccesso di organico difficilmente ricollocabile, viste le economie di scala che si produrrebbero accorpando le diverse funzioni. Comunque, almeno nel medio termine, si può immaginare una graduale riduzione del personale attraverso il blocco del turn-over». Ma a quanto ammontano i risparmi con le economie di scala? A circa un miliardo di euro, perché accorpare tutte le funzioni prevede una diminuzione delle spese in generale che potrebbe raggiungere il 10 per cento del totale. «La scelta – è la conclusione della ricerca – è tra compiere una riforma radicale, del valore di 2 miliardi e più, oppure operare un mero "fine tuning" del valore di 300 milioni. La differenza, circa 1,7 miliardi di euro, a parità di altri elementi dovrà essere coperta da aumenti fiscali.