Contini: «La priorità è garantire la sicurezza. La guerra non è finita»

Chei ribelli abbiano vinto e che adesso l'unica cosa che conta è il petrolio». Barbara Contini, senatrice di Futuro e Libertà, (venticinque anni di lavoro all'estero in aree di crisi e paesi in via di sviluppo alle spalle), è «preoccupata e dispiaciuta». Senatrice Contini siamo al dopo-Gheddafi? «Assolutamente no. Avete visto Jibril parlare? Era emozionato, preoccupato. In Libia si sta ancora sparando. La guerra non è finita. Il Cnt ha bisogno di aiuto. La nostra priorità deve essere quella di garantire la sicurezza del Paese e degli insorti, non quella di fare a gara a chi arriva prima». Come aiutare gli insorti? «Dobbiamo fare in modo che i cittadini libici siano al sicuro. La Libia è grande. Anche quando non ci sarà più Gheddafi, la situazione rimarrà difficile: ci sono diverse tribu, e spesso sono le une contro le altre. Alcuni sono stati aiutati dal Raìs e adesso non si arrenderanno alla Libia "pacificata". Ci sono, ci possono essere, alcuni terroristi infiltrati. E dobbiamo sperare che non si scateni una guerra civile tra Tripolitania e Cirenaica. Sono problematiche che esistono, anche se sotto una dittatura possono non valere. I libici non sono nati guerrieri. Un conto è sparare in aria e gridare "libertà". Diverso è fare la guerra. Dobbiamo evitare il tutti contro tutti. È troppo presto per pensare alla ricostruzione. La ricostruzione si fa quando la guerra è finita». L'Italia si sta muovendo. Berlusconi ha assicurato a Jibril che scongelerà 350 milioni per l'emergenza... «Uno sblocco immediato di tutti i patrimoni libici è giusto e doveroso. Il Cnt ha bisogno di fondi per sopravvivere. Io prendo per buono quello che dice il governo, ma si tratta di cose ancora troppo generiche. Ci sarà questo Comitato presieduto da Frattini, ok. Ma quali attività dovrà svolgere? Che strumenti avrà? Se e come faremo parte della ricostruzione? La verità è che non è più come prima...». In che senso? «Bisogna guardare in faccia la realtà. A livello internazionale non siamo più credibili. Abbiamo fatto solo figuracce. È cambiato il mondo in un anno e noi non siamo stati all'altezza. Siamo al centro del Mediterraneo, i più vicini alla Libia eravamo noi. Adesso, invece, gli equilibri geopolitici sono cambiati. La verità è che siamo stati scavalcati». È a Nicolas Sarkozy che fa riferimento? «Certo. Ce lo dice il fatto che Jibril è andato a parlare con lui per primo. E non è andato a casa sua, ma all'Eliseo, accolto da tutti gli onori del caso. Il primo settembre la prima conferenza internazionale sulla Libia si terrà a Parigi. Jibril doveva arrivare a Roma. E Berlusconi che fa? Lo incontra a Milano. Il premier, dati i rapporti che aveva con Gheddafi, non doveva farla neppure iniziare la guerra. Era l'Italia che doveva prendere la leadership, porca miseria!». Na. Pie.