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Manovra e modifiche Resta il nodo pensioni

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Il segretario del Pdl Alfano

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Angelino Alfano tenta di rassicurare frondisti e scontenti del Pdl, garantendo loro che la manovra non è il «Vangelo» e che miglioramenti sono sempre possibili. Nel farlo, però, fissa paletti ben precisi: il dibattito interno alla maggioranza non deve mettere in pericolo il governo. Perciò si dovrà tenere conto delle richieste degli alleati, Lega in primis, perchè «non siamo su un'isola deserta». Eppure nel Pdl si continuano a proporre modifiche alla manovra varata in fretta e furia dall'Esecutivo. Persino Fabrizio Cicchitto, solitamente molto cauto, dice chiaro e tondo al Carroccio che le pensioni «non possono restare fuori dal confronto» e che le province dovrebbero essere «abolite tutte» oppure tanto vale lasciare tutto com'è. Siluri verso via Bellerio che continua a dirsi contraria non solo a ritocchi alle pensioni ma anche all'eliminazione delle province. Ma soprattutto contro Giulio Tremonti, restio a qualsiasi ritocco del testo varato dal Cdm, e soprattutto ad un aumento dell'imposta sul valore aggiunto. Segnali che dimostrano coma l'intesa fra Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e lo stesso Tremonti sia ancora lontana. Anche se a Francesco Nucara il Cavaliere ha detto di essere ottimista su un'intesa con il Carroccio.  E così le parole del segretario del Pdl sembrano soprattutto un modo per tenere a bada i tanti distinguo, impedendo che il dibattito si trasformi in uno scontro dentro la maggioranza. Davanti ai direttivi del gruppo pidiellino e ai frondisti, il segretario del Pdl spiega che la manovra è «migliorabile», ma ricorda anche che i saldi non si toccano e che il dibattito non deve mettere in pericolo governo o coalizione. Poi, con un colpo al cerchio e uno alla botte, aggiunge: «Do atto a Tremonti di essersi mosso in mezzo a paletti molto stretti», ma questo non significa che la manovra «sia il Vangelo». Ed infine, un pò a sorpresa visto che l'incontro fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi è previsto per lunedì prossimo, annuncia che il capo del governo presenterà alcune proposte di modifica entro la settimana. A parlare per gli scontenti è Guido Crosetto che nota con favore il fatto che molti dei punti toccati dai dirigenti pidiellini sono gli stessi sollevati dai cosiddetti "frondisti". Il sottosegretario non lesina critiche a Tremonti, sostenendo che il 90% della manovra è stato fatto dai tecnocrati, ma soprattutto teme che senza interventi sulla spesa e sul debito, nel 2013 sarà necessaria una nuova manovra. Eppure, al di là delle frasi di circostanza, i margini per cambiamenti restano molto stretti. Fra le righe lo dice Maurizio Gasparri: «Servono poche idee, ma concrete». Lo stesso presidente dei senatori pidiellini sembra rimandare però ad un secondo momento il confronto sulle pensioni, anche perchè «bisogna evitare accelerazioni che portino allo scontro sociale» soprattutto con i sindacati «riformisti». Stesso concetto espresso dal sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, secondo il quale sul tema «non ci sono grandi margini di discussione» visto il veto del Carroccio. Identico discorso per l'aumento dell'Iva. «Stiamo valutando se usarla già in questa fase o dopo con la delega assistenziale», dica cauto Gasparri. Ancora più esplicito Maurizio Lupi, secondo il quale l'Iva non può essere utilizzata «per coprire altri tagli». In fondo, aggiunge il vicepresidente della Camera, «è giusto il ragionamento di Tremonti che vuole utilizzarla come leva per una riforma strutturale all'interno del provvedimento di delega fiscale». Il nodo è proprio questo: il ministro dell'Economia, non esclude affatto un rialzo dell'Imposta sul valore aggiunto, ma «vuole inserirla nella delega per usarla come cassa per la riforma del fisco», spiega un ministro. La speranza di qualche berlusconiano, però, è di anticipare parte della delega fiscale. Ma è un'operazione di difficile realizzazione, visto che, come ammonisce Cicchitto, gli emendamenti saranno possibili solo in Senato. In questi margini ristretti, l'unico vero cambiamento, alla fine, potrebbe essere il famoso contributo di solidarietà: oltre al quoziente familiare, che nel Pdl tutti danno per scontato, l'ultima ipotesi, confermata da Gasparri e Lupi, è quella di aumentare la soglia. E qualcuno già ipotizza un prelievo di appena il 5% sopra i 200mila euro, anziché i 90 previsti nel testo del governo.  

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