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Il Cremlino punta al negoziato tra insorti e regime

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Equesto mentre alcune capitali occidentali lavorano già a una nuova risoluzione Onu per sbloccare a vantaggio dei ribelli i beni libici congelati. «Nonostante alcuni successi dei ribelli a Tripoli, Gheddafi e i suoi sostenitori mantengono sempre una certa influenza e un certo potenziale militare. Noi vorremmo che i combattimenti cessassero al più presto e che le parti si sedessero al tavolo dei negoziati per raggiungere un accordo sul futuro della Libia», ha detto il leader del Cremlino Dmitri Medvedev a margine di un blindatissimo summit siberiano con un altro dittatore, il leader nordcoreano Kim Jong-il, ricevuto con tutti gli onori. Secondo il presidente russo, in Libia «di fatto c'è una diarchia». Ma Medvedev, nella sua prima dichiarazione pubblica dopo la conquista del quartier generale di Gheddafi, ha tentato anche una timida apertura: «Se gli insorti avranno abbastanza forza e opportunità per unire il Paese su nuove basi democratiche, allora esamineremo la possibilità di stabilire relazioni con loro». Una virata dopo che in luglio, a differenza di molti Paesi occidentali, Mosca si era rifiutata di riconoscere il Cnt come «unica autorità» del Paese. Già lunedì il ministero degli Esteri russo sembrava considerare il regime di Gheddafi moribondo dicendo di attendersi un trasferimento «imminente» del potere ai ribelli dopo la presa di Tripoli. Dopo essersi astenuta sulla risoluzione Onu per la «no fly zone» e aver criticato i raid Nato come una violazione del mandato delle Nazioni Unite, Mosca ha approfittato della lunga situazione di impasse per giocare un ruolo da protagonista grazie alla sua mediazione tra le parti in conflitto, puntando sul principio della non interferenza. Ma se ora dovessero trionfare gli insorti, il Cremlino rischierebbe di vedersi marginalizzato dal futuro di un Paese con cui aveva relazioni strette durante la Guerra Fredda e, ora, forti interessi legati all'energia e alle forniture belliche. L'inviato presidenziale per l'Africa, Margelov, ha assicurato che i ribelli hanno promesso di riconfermare tutti i contratti con la Russia ma molti analisti russi ritengono che le nuove autorità non dimenticheranno l'astensione russa al Consiglio di sicurezza dell'Onu, insieme con quella di Pechino.

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