Alfano tende la mano ma la Lega non ci sta
Pensioni? «Non si devono toccare». Aumento generalizzato dell'Iva? «Una cosa perversa». I tagli imposti agli enti locali? «Vanno diminuiti. Anzi, azzerati». Nonostante l'ultima parola verrà presa oggi durante la riunione della segreteria federale riunita in Via Bellerio, i leghisti sembrano avere le idee molto chiare. Se si vuole cambiare la manovra lo si faccia pure ma su quei tre punti i Lùmbard non ammorbidiranno la linea. Si deve tagliare altrove, oppure, come chiede Calderoli, ipotizzare una «patrimoniale sul lusso». E così, proprio nel giorno in cui la Padania dedica un articolo in prima pagina per ribadire l'indisponibilità dei nordisti a trattare sui tre argomenti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, intervistato dalla Stampa, si sfoga. Ammette l'esistenza di un «evidente nodo politico» con il Carroccio rispetto alla riforma delle pensioni anche se lancia subito un avvertimento agli alleati: «Siccome non si può fare una crisi di governo, faremo un ultimo tentativo per dire alla Lega che è ragionevole che vivendo più a lungo si vada in pensione più tardi, e ciò senza mai toccare i diritti acquisiti di chi la pensione ce l'ha già». Un tentativo di riapertura delle trattative con la speranza che il Carroccio capisca che «la riduzione dei tagli agli enti locali può essere blindata da un intervento sulla riforma delle pensioni». Frasi che non hanno entusiasmato i vertici della Lega. «Non capisco l'alternativa enti locali o pensioni - tuona il sindaco di Varese Attilio Fontana. Nel Paese ci sono tantissimi sprechi, tantissime situazioni da modificare per recuperare le somme che si stanno cercando. Enti locali e pensioni sono gli ultimi due comparti che devono essere toccati». Ed ecco che lo stesso sindaco, considerato un maroniano doc, propone delle possibili alternative: «Ci sono decine di situazioni che potrebbero incidere provocando danni minori: le missioni all'estero, le Regioni a statuto speciale, la sanità del Sud, le Autority». Fino ad arrivare «a una patrimoniale sui grandi capitali». Linea condivisa da un altro fedelissimo del ministro dell'Interno, il deputato Giacomo Stucchi che, dopo aver raccontato di una lunga chiacchierata con Bossi e Calderoli, spiega: «La Lega non ha mai perso l'occhio di riguardo verso gli enti locali. Mettiamo in campo altre risorse, come la vendita degli immobili di Stato». Ora quindi non resta che aspettare l'esito della riunione dei nordisti. Un'occasione che il partito sfrutterà non solo per stabilire la linea da tenere nei confronti del Pdl sulla manovra ma anche per «lavare in casa i panni sporchi». Un confronto serrato, lontano dalle orecchie di giornalisti, durante il quale si potranno confrontare i fedelissimi di Bossi e del suo "cerchio magico" con quelli legati a Maroni. Uno scontro che il ministro Roberto Calderoli ha già fiutato nell'aria e che ieri sera intervenendo alla festa padana di Sommacampagna (Vr) ha contribuito ad alimentare. La sua invettiva era indirizzata al sindaco maroniano del capoluogo scaligero Flavio Tosi che si era detto favorevole a una manovra economica che colpisse i patrimoni: «Francamente quello che dice preferirei sentirlo dire rispetto all'amministrazione del suo comune e non rispetto alla politica nazionale. Tosi farebbe bene a ricordarsi che è un sindaco candidato ed eletto dalle Lega e dal Pdl e non è lì con i propri voti». Anche se, immediatamente dopo, è proprio Calderoli ad anticipare la proposta che farà oggi al vertice di Via Bellerio: «Chiederò una patrimoniale sul lusso che andrà ad incidere su una certa metratura delle case, oppure - ha detto facendo degli esempi - sul fatto che forse è necessario avere una macchina e non due, rispetto a non avere lo yacht o la barca». Tutto questo perché, come spiega, «quelli devono pagare, non chi ha sempre pagato fino ad oggi». Poi, dopo aver ribadito che il migliore sistema economico è «la Padania» e che per uscire dalla crisi «questa volta la mano al portafogli la devono mettere tutti, perchè diversamente ci sarà una secessione economica», torna a parlare di pensioni: «C'è stata una trattativa che ha visto una mediazione tra Bossi e Berlusconi sul 2016 come anno di partenza dello scivolo di anzianità per le donne». «Quindi nel momento in cui i due leader di partito riescono a raggiungere una mediazione vediamo di non riaprirla ogni giorno, perché altrimenti si torna al 2020».