Pdl in cerca d'identità

Nella pancia del Pdl si sentono rumori. Forti, fastidiosi. E non solo sulla manovra finanziaria, ma anche sull'organizzazione del partito e su quella che da alcuni viene considerata una vera e propria frenata rispetto alla democratizzazione dei quadri dirigenti promessa mesi fa. D'altronde, da quando ci fu la svolta al vertice del partito con la nomina per acclamazione di Angelino Alfano a segretario politico, tutto è rimasto - complice anche il susseguirsi di emergenze economico-finanziarie - sostanzialmente «stagnante». A gettare un sasso e smuovere le acque ci ha pensato il Governatore lombardo Formigoni, chiedendo «l'azzeramento dei coordinatori e, a ottobre, un bagno di democrazia con l'elezione diretta dei segretari politici cittadini, provinciali e regionali». Il momento, spiega Formigoni, «è drammatico, la gente ci ha tolto il consenso e i militanti ci abbandonano». Per questo secondo il leader lombardo bisogna smetterla di raccontarsi «favole sui congressi» e dare «finalmente tutto il potere al popolo». In poche parole: nuove elezioni «urbi et orbi» per determinare i dirigenti del partito, a tutti i livelli. Che la questione sia spinosa e non solo una querelle d'agosto lo dimostra il dibattito che ne è scaturito. «Voglio ricordare al presidente Formigoni - ha replicato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati - che per ciò che riguarda il partito tutto si sta svolgendo secondo gli impegni presi a suo tempo dal segretario Angelino Alfano. Infatti senza tesserati non si può fare alcuna elezione dal basso degli organismi dirigenti e in questo senso va appunto la decisione di chiudere il tesseramento entro la fine di ottobre, per cui le polemiche su questo punto mi sembrano totalmente destituite di fondamento. È evidente - continua - che questa operazione non va confusa con un'altra, vale a dire con le primarie per l'indicazione dei candidati a sindaci, presidenti di Regione, Provincia, che vanno aperte a tutti i cittadini interessati secondo una precisa regolamentazione, sulla quale è indispensabile che il partito nel suo complesso si pronunci». «Non c'è dubbio che serva una riforma strutturale - ha detto Claudio Scajola, parlamentare - e nel Pdl stiamo lavorando. Il significato della nomina di Alfano è proprio questo: uscire da una fase di provvisorietà per arrivare a un partito effettivo, strutturato che sia terzo rispetto al governo. È urgente la necessità di riannodare il rapporto con gli elettori. Sul territorio - ha aggiunto riferendosi alla dura analisi sullo stato di salute del partito fatta da Formigoni - non c'è più la presenza del Pdl e bisogna ricostruirla in tempi celeri». Meno disponibile al confronto il sottosegretario ai Beni e attività culturali Francesco Giro. «La polemica innescata dal presidente Roberto Formigoni sulle prospettive politiche del Pdl mi sembra surreale. Non comprendo perché Formigoni non usi mai la parola congresso, perché quello è il vero e concreto strumento politico per rinnovare le classi dirigenti locali del partito, facendo i congressi provinciali e comunali e, se si vorrà, anche quelli regionali». Altrettanto duro Mario Baccini, membro della direzione nazionale del Pdl, ma stavolta su posizioni esattamente contrarie a Giro: «Le riflessioni di Formigoni sul Pdl sono assolutamente condivisibili, e occorre tempestività nel promuovere il cambiamento: se non si interviene subito si rischia di arrivare troppo tardi. C'è di fatto un arroccamento ingiustificabile - aggiunge Baccini -. È ora di agire perché in questo momento di crisi occorre una classe dirigente rappresentativa degli interessi popolari». Per ora c'è la manovra finanziaria a distogliere in qualche modo dal dibattito squisitamente politico. Ma è solo questione di settimane.