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Londra apre al peacekeeping

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Èquesto il grande tabù del dopo Gheddafi per le tante stanze dei bottoni dell'Occidente. La Nato, non a caso, si è subito chiamata fuori: in Libia soldati «non ne abbiamo» e «non ne avremo neanche in futuro», ha messo le mani avanti la portavoce dell'Alleanza Atlantica, Oana Lungescu. A suonare il rompete le righe, sebbene con la sordina, è stato però il Regno Unito. Downing Street, infatti, non ha escluso un ruolo di peacekeeping per i suoi militari. «Non sappiamo - ha risposto la portavoce di David Cameron alle insistenti domande dei giornalisti - che tipo di sostegno extra avrà bisogno il Cnt per stabilizzare la situazione». Detto questo, Downing Street ha anche definito come «poco probabile» l'invio di truppe britanniche sul suolo libico. «Dovesse rendersi necessario un contingente di peacekeeping», ha sottolineato una fonte governativa al Daily Telegraph, «chiederemmo alle nazioni africane di aprire la via». Il dado, quanto meno sul livello mediatico, è però ormai tratto. Circa 200 fucilieri del secondo reggimento reale sono da tempo di stanza a Cipro e sono pronti ad entrare in azione in 24 ore. In più, dovesse esserci bisogno di rinforzi, 600 Royal Marines sono presenti nel quadrante mediterraneo e sarebbero pronti ad affiancare «operazioni di tipo umanitario». David Cameron, va detto, ha fin dal principio parlato di un «largo sostegno della comunità internazionale» al processo di stabilizzazione della Libia. Il premier britannico aveva però suggerito un ruolo di «coordinamento» per le Nazioni Unite. In questo senso proprio i caschi blu, se un intervento di peacekeeping dovesse rendersi necessario, potrebbero essere lo strumento per sanare ogni discordia. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha ad esempio dichiarato che, se da un lato «non esiste la probabilità che truppe Nato e quelle italiane entrino a far parte del conflitto», dall'altro «non si può escludere la presenza di truppe Onu, purché siano truppe arabe o africane e non dei Paesi europei». Che tra Londra e Bengasi esista un legame molto stretto è però inconfutabile. La RAF ha spianato la via ai ribelli con bombardamenti mirati fin dalle prime luci di sabato mattina mentre, nella capitale della Cirenaica, gli 007 dell'MI6, il servizio segreto estero britannico, ripassavano con i dirigenti del CNT i piani d'attacco concordati ormai da «10 settimane».

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