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L'effetto Gheddafi rianima le Borse

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Rialzi in tutta Europa. Piazza Affari fa meglio (+1,78%) Star Eni (+6,33%). Enel (+2,14%) guarda ai nuovi equilibri

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.Tutte positive le Borse europee (Parigi +1,14%, Londra +1,08%, Madrid +1,87%) mentre Piazza Affari ha vissuto una giornata di grande spolvero arrivando a guadagnare oltre il 4%. Solo sul finale ha ripiegato ma mentenendosi sempre in terreno positivo con il Ftse Mib in crescita dell'1,78% a 14.861 punti e il Ftse All Share in aumento dell'1,81% a quota 15.693. Regina del listino è stata l'Eni che più di ogni altro avrà effetti positivi dalla fine del conflitto libico. Il titolo ha chiuso con un balzo del 6,33% a 13,27 euro, grazie anche alla rinnovata raccomandazione di S&P's che ha portato il giudizio sul titolo da sell a hold. Il guadagno va a limitare le perdite degli ultimi giorni e i veri e propri crolli seguiti all'annuncio dell'aumento della Robin tax previsto dalla manovra. In un mese il titolo ha perso infatti oltre il 17%, scendendo l'11 agosto ad un minimo di 11,8 euro, ben lontani dai massimi di febbraio scorso, quando un'azione Eni valeva 18 euro. Con la possibile fine del regime di Gheddafi «sicuramente si riapre un mercato che per noi era importante e che rappresentava il 13% del nostro fatturato», ha commentato il presidente Giuseppe Recchi. Ha però precisato che la situazione nel Paese è ancora «rischiosa» e che al momento «non è in corso un programma di presenza o di riapertura di impianti a breve». La scena è insomma «in evoluzione e in divenire». Oltre ai siti produttivi ed esplorativi, Eni controlla anche il Greenstream, il gasdotto da 8 miliardi di metri cubi l'anno che collega Mellitah con Gela, inattivo dallo scorso 22 febbraio. In attesa di capire come evolverà la scena politica, anche l'Enel ha intanto già anticipato il suo interesse: «la Libia può diventare una democrazia e noi - ha detto l'amministratore delegato Fulvio Conti - potremmo guardare a delle opportunità se ci saranno». Il titolo ha indubbiamente beneficiato di queste dichiarazioni chiudendo con un progresso del 2,14% a 3,336 euro. L'effetto Libia non ha coinvolto le banche. Soffrono Intesa Sanpaolo (-2,65% a 1,102 euro) e Unicredit (-0,11% a 0,899 euro). Piazza Cordusio ha perso in sei mesi più del 50% del valore delle azioni. Nel comparto industriale ancora in rosso Fiat. Il titolo del Lingotto legato all'auto cede il 2,32% a 4,048 euro, mentre Industrial termina in positivo, con un rialzo dell'1,75% a 5,8 euro. Ha guardato alla Libia invece Ansaldo Sts (+5%). Ad incidere positivamente sui mercati europei anche l'annuncio della Bce che ammonta a 14,3 miliardi di euro la spesa per i titoli di Stato Ue, in gran parte di Italia e Spagna, affrontata dall'istituto di Francoforte la scorsa settimana e le rassicurazioni arrivate dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che «l'economia della Germania può ancora crescere del 3% quest'anno». Le notizie in arrivo da Tripoli hanno avuto un effetto immediato, oltre che in Borsa, anche sui mercati petroliferi. A Londra il Brent, il greggio europeo, di cui si riforniscono i Paesi più vicini alla Libia, ha perso l'1,3%, scendendo a 107 dollari. Andamento opposto invece a New York, dove il crude è meno influenzato dalle notizie del Mediterraneo (+0,4% a 82,58 dollari). L'oro fa segnare nuovi record storici oltre i 1.890 dollari l'oncia. Lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi si mantiene sotto il 3% a 283 punti base. L'entusiasmo nelle Borse però ha tutta l'aria di essere un fatto episodico. L'effetto Libia potrebbe essere presto neutralizzato dalla paura, sempre presente, per la recessione. È tornata infatti la tensione sulla Grecia a causa delle stime riguardanti una contrazione del Pil nel 2011 fino al 5,3%. C'è inoltre il nodo dell'accordo bilaterale, per ora unico, chiesto e ottenuto dalla Finlandia per partecipare al piano di salvataggio di Atene, con il versamento da parte della Grecia di un deposito in contanti di garanzia, che verrà investito in obbligazioni tripla A in cambio della partecipazione di Helsinki al salvataggio. Ora lo stesso trattamento potrebbe essere chiesto da altri Paesi, mettendo a rischio l'intero piano. C'è poi attesa per l'incontro di venerdì prossimo a Jackson Hole, nel Wyoming, in cui il presidente della Fed Ben Bernanke terrà un discorso molto atteso. Secondo gli analisti potrebbe parlare degli sforzi della Fed a sostegno dell'economia e delineare le opzioni ancora disponibili.

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