Berlusconi gela Bossi: "Stavolta sbaglia"
Dalla riunione della Lega i vertici del Pdl non si aspettavano nulla di buono. Così, quando a metà pomeriggio da via Bellerio è uscita la nota che bocciava sia la riforma delle pensioni sia i tagli agli Enti locali, nessuno si è sorpreso più di tanto. La trattativa, ora, è nelle mani di Alfano che oggi deve già risolvere la sua prima grana incontrando i «frondisti» del Pdl, che accusano il governo di aver varato una manovra contraria ai principi liberali del centrodestra e minacciano di non votarla. Domani, invece, presiederà la riunione con i vertici del Pdl. Nel frattempo Popolo della Libertà e Lega cercheranno di trovare un accordo in Senato dove la Manovra è arrivata all'esame delle commissioni. Il no su tutta la linea dei leghisti ha comunque innervosito non poco Berlusconi. Il premier è convinto di aver fatto il possibile per varare una manovra in pochissimi giorni che tranquillizzasse l'Europa e ora non è disposto ad accettare l'ennesimo tira e molla del Carroccio. Così ieri pomeriggio è intervenuto per prendere le distanze da Bossi. E lo ha fatto riallacciandosi a una frase che il suo alleato aveva detto il giorno prima, quando aveva espresso dubbi sulla capacità di tenuta del nostro Paese in una situazione così critica. «Mi spiace, questa volta, di non essere d'accordo con il mio amico Umberto – ha scandito – Sono profondamente convinto che l'Italia c'è e ci sarà sempre». Una dichiarazione netta ma non certo estemporanea. Il premier, racconta chi ci ha parlato, prima di sbilanciarsi avrebbe consultato lo stato maggiore del Pdl, in primis il segretario Angelino Alfano, incontrato a pranzo ad Arcore. La Lega è un partito di governo, sarebbe il ragionamento del Cavaliere, ha avuto in passato tante concessioni, oggi non può frenare l'attività dell'esecutivo mettendosi di traverso sulla manovra economica. Il Paese sta attraversando un momento delicato e servono interventi strutturali: per questo, è il ragionamento ai vertici del Pdl, serve la massima responsabilità da parte di tutti. E le misure, per quanto dolorose, vanno condivise tra alleati. Da qui la decisione di mettere nero su bianco una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni. Intanto però nella maggioranza si lavora anche a possibili modifiche sulla Manovra. I tempi sono stretti, perché l'obiettivo è arrivare in aula al Senato il 5 settembre, ma la fase clou sarà probabilmente la prossima settimana, con il voto sugli emendamenti. Una delle ipotesi allo studio è quella di sostituire il contestato contributo di solidarietà con l'incremento dell'Iva. Attualmente il decreto legge prevede un contributo Irpef da parte dei redditi più alti, pari al 5% per la parte di reddito eccedente i 90.000 euro che salirebbe al 10% per gli importi eccedenti i 150.000 euro. Il contributo di solidarietà potrebbe quindi essere cancellato e le risorse necessarie potrebbero arrivare dall'incremento dell'Imposta sul valore aggiunto. L'ipotesi, già circolata in passato, è di un incremento dell'1% per tutte le aliquote (quella ordinaria del 20% e quella ridotta del 10%). Nella maggioranza si lavora anche per cercare di alleggerire il nuovo giro di vite sugli enti locali (6 miliardi nel 2012 e 3,2 miliardi nel 2013), già colpiti duramente dalla manovra di luglio. Con l'appoggio della Lega, il tentativo è di rendere meno pesanti i tagli per le autonomie locali, cui Regioni e Comuni si sono fortemente opposti lanciando l'allarme per i servizi fondamentali ai cittadini. E le risorse necessarie, secondo alcuni, si potrebbero trovare con una stretta sul sistema pensionistico. Ma è proprio su questo che la distanza con la Lega è abissale.