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«Basta con i no di Bossi»

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Moffa: «Lasci da parte le posizioni elettorali e si sieda a discutere»

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.Ma per Silvano Moffa, capogruppo alla Camera di Popolo e Territorio, non vuol dire accettare i diktat di Umberto Bossi. Anzi, su questo ha idee – e posizioni – chiarissime: «Il Carroccio non può pensare che la tutela del suo elettorato del Nord vada a scapito di quello del Sud. Non lo accetteremo mai, il settentrione ha bisogno del meridione e viceversa». Il punto principale di attrito con la Lega sono le pensioni. E la strada della trattativa appare comunque strettissima. «Io ho fiducia in Alfano, credo che abbia imboccato la via giusta, quella della sintesi tra le diverse posizioni. Bisogna far capire ai leghisti che la modifica del sistema previdenziale che vogliamo fare non va a colpire le fasce più deboli. Stiamo parlando di pensioni "ricche" e questo ci consentirebbe un riequilibrio di tutto il sistema. Poi l'innalzamento per le donne a 65 anni è già previsto per il 2016, non capisco perché non si possa anticipare». È innegabile che nella maggioranza da tempo il livello di tensione è altissimo. Quanto può durare una coalizione che litiga su tutto? «Io mi preoccuperei del contrario, se ci fosse una calma piatta. Le tensioni non mi spaventano, basta che il confronto sia sempre leale, a viso aperto. E costruttivo. Oltretutto si sta discutendo di una manovra complicata nella quale per forza ci sono idee diverse. Ci sono in gioco posizioni ideologiche che ci obbligano a confrontarci». D'accordo però tutto questo non aiuta certo la leadership di Berlusconi. «Guardi io invece sono convinto dell'esatto contrario, Berlusconi è più leader oggi di ieri». E perché? «Perché ha capito che una coalizione è forte quando non si impongono soluzioni ma si discute. Ecco perché diciamo alla Lega di sedersi a un tavolo e spogliarsi delle posizioni elettorali. Bossi deve dimostrare di avere capacità di coesione con gli altri partiti. Anche perché i problemi li hanno anche a casa loro, gli amministratori leghisti dei piccoli Comuni non sono certo contenti dei tagli. E con la riforma delle pensioni, come ha detto Alfano, si potrebbero ripensare anche quegli interventi. Insomma questa è una manovra che va comunque rivista. E va ripensata ascoltando anche noi di Popolo e Territorio. Non staremo certo a guardare». Che fate vi ci mettete anche voi a smontarla? «C'è poco da fare è troppo sbilanciata perché colpisce il ceto medio e non premia gli enti locali virtuosi». E quindi cosa proporrete quando arriverà in aula? «Siamo d'accordo con l'aumento di un punto in percentuale dell'Iva. Certo bisogna lasciare fuori i beni necessari e intervenire su quelli voluttuari. E poi occorre intervenire sulle pensioni. Ad esempio il prolungamento volontario del posto di lavoro nel settore privato può trasformarsi in minori costi per le aziende e in un aumento dello stipendio per il dipendente. Questo perché il datore non dovrà più versare gli oneri previdenziali a chi ha già maturato la pensione. E parte di quei soldi potranno essere reinvestiti in un fondo per aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro. Ed è un sistema che serve anche ad evitare il ricorso alle consulenze e al lavoro nero».

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