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Tommasi: «Qualcuno vuole fare confusione»

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Maè sempre stato uno di poche parole, concise, precise e da quando nello scorso maggio è a capo dell'Assocalciatori (AIC), ha iniziato un percorso di rinnovamento di un contratto collettivo che rischia di far slittare la prima gara di campionato (cosa per altro già successa, per tutt'altri motivi, in Spagna con la Liga). Ma la contrattazione dell'accordo con la Lega Calcio non c'entra nulla con le esternazioni delle ultime ore: pur essendone forse in parte la causa. La confusione è stata innescata dalle dichiarazioni di Galliani («I signorini devono pagare») che hanno fatto da tranello per il ministro leghista Calderoli. Una confusione secondo Tommasi propedeutica ad un eventuale slittamento del campionato per la questione del contratto: insomma la volontà di mettere i calciatori in cattiva luce in vista dell'inasprimento della vertenza contratto. «C'è un certo fermento da parte della stampa... certo Calderoli gli da una mano». Spieghi prego. «Quella del ministro leghista è un'uscita dall'argomento. Non so da che presupposto parta, se ha sentito qualcuno dire che non vuole pagare le tasse. Probabilmente è partito dal presupposto che quanto detto da Galliani fosse già stato discusso e commentato: ma così non è. Nessuno ha detto che non vuole pagare le tasse, solo che vanno pagate secondo il contratto che ogni lavoratore e quindi calciatore, ha. Questo allarmismo che i calciatori non pagheranno il contributo di solidarietà è inutile: pagheranno secondo le norme stabilite dai vari contratti». La questione sembra sia legata al netto o al lordo dei vari contratti. «Esatto. Siccome nei contratti tra calciatori e società quest'ultime saranno sostitute d'imposta provvederanno a pagare quando sarà il momento. Chi scrive il netto sul contratto non paga le tasse: è il concetto. O meglio, paga le tasse sempre lui, ma preferisce mettere il netto perché se si abbassassero le aliquote a lui non interesserebbe. Ma questo non il giocatore in se, vale anche per le società: perché i contratti si firmano in due». Quindi i giocatori sono pronti a pagare la loro parte? «Ovvio, tra noi nessuno ha detto che non si vuole pagare, anche se capisco perché siano uscite queste cose...». Ossia? «So perché c'è questo accanimento, ma vorrei distinguere le due cose: tant'è che anche Calderoli è caduto nell'equivoco parlando di sciopero o di una nostra volontà di non giocare per la tassa. A parte che comunque, eventualmente, sarà uno slittamento del campionato più che uno sciopero vero e proprio, ma è comunque una cosa che riguarda l'accordo collettivo e non ha nulla a che vedere con il contributo di solidarietà. Il fatto è che fa comodo far concepire i calciatori come una casta». Si riferisce a Galliani? «Sorprende quando al di la dei politici, a parlare così sia una persona che lavora da dirigente nel calcio da tanti anni. E sorprende che parli con questi toni perché non è di certo il modo migliore di creare entusiasmo attorno al nostro sport. Non credo che in serie A ci siano così tanti problemi come vogliono far vedere, attraverso i media se non quello di mettersi d'accordo in Lega: quello si. Vogliono fare solo confusione e mettere in cattiva luce i calciatori oggi è sicuramente l'obiettivo principale. Credo sia questo il motivo di questa uscita: infatti Calderoli ha iniziato a parlare di giocatori che non giocano per i contributi di solidarietà: l'ha detto solo lui. Nessuno di noi l'ha mai fatto... anzi».

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