Le imprese: senza ponti festivi 6 miliardi in meno
Cosìle tre principali organizzazioni dell'industria turistica bocciano la soppressione delle feste del 25 aprile, 2 giugno e primo maggio prevista dall'ultima manovra correttiva. Soppressione decisa per aumentare la produttività ovvero il Prodotto interno lordo. La misura, secondo le prime stime del Tesoro, dovrebbe far guadagnare più o meno uno 0,1% di Pil, tradotto in euro si tratterebbe grosso modo di circa 1,6-1,7 miliardi in più. «Cancellare i ponti - afferma Bernabò Bocca presidente di Federalberghi - significa tagliare di netto un fatturato che si aggira sui 6 miliardi di euro». Sulla base dell'andamento degli ultimi tre anni, Federalberghi rileva come il ponte del 25 aprile vale un fatturato di due miliardi, quello del primo maggio un fatturato di un miliardo e mezzo, mentre per quello del due giugno vale 2 miliardi e 200 di fatturato. Cifre confermate anche dalle altre due grandi organizzazioni del settore Federturismo e Assoturismo. «Con questa misura - osserva il presidente di Assoturismo Claudio Albonetti - si acquisterebbero 3 giorni di produttività, ma si perderebbero 12 giorni di lavoro per l'industria del turismo». «È una misura autolesionista. Per le regioni del Sud poi è quasi suicida - aggiunge Renzo Iorio presidente di Federturismo - Per il Sud i tre ponti primaverili, infatti, coincidono con l'avvio della stagione estiva. Tagliare le tre feste al sud significherebbe contrarre ai soli mesi di luglio e agosto la stagione già troppo breve». Insomma il comparto alberghiero, che si sente già colpito dalla tassa di soggiorno, ora alza gli scudi e vede nel taglio dei ponti primaverili un modo per far pagare all'industria del turismo un evidente regalo al settore manifatturiero. Ieri il ministro Vittoria Brambilla si è lasciata strappare dai giornalisti un tiepido «vedremo se apportare eventuali correttivi» che però non ha rincuorato il settore. Intanto in attesa di questi «eventuali correttivi» si sta mobilitando il mondo reale e quello del web. In difesa delle feste laiche è scesa l'Anpi (associazione nazionale Partigiani): «Il provvedimento, guarda caso - sottolinea l'associazione - riguarda le uniche festività laiche sopravvissute dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale». E l'associazione Articolo 21 ha lanciato una raccolta di firme. Mentre Regioni come la Liguria, Emilia Romagna e Marche sono o stanno scendendo sul piede di guerra. Sulla rete i commenti sono dei più vari, c'è chi evidenzia che la produttività si aumenta richiamando in fabbrica i cassintegrati, chi stigmatizza la mancanza di senso dello Stato, chi vuole scendere in piazza, numerosi quelli che propongono di sopprimere alcune feste religiose (Capodanno, ferragosto cioè l'Assunta, Epifania) al posto delle tre feste laiche.