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La secessione dei Comuni Ora battono pure moneta

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seguedalla prima di ALBERTO DI MAJO La prima banconota è stata consegnata ieri ai cittadini. Si chiama «fiorito», forse dal cognome di uno dei politici locali vicini all'amministrazione. Invece Civitella Alfedena, con 316 abitanti, vicino all'Aquila, farà un referendum per staccarsi dall'Italia. Piuttosto Sanremo, Imperia, Ventimiglia, Loano e Finale puntano a «lasciare» la Liguria per accorparsi alla Provincia di Cuneo, in vista di un ampliamento della regione Costa Azzurra francese. Mentre Capraia, piccola isola con 410 residenti a una sessantina di chilometri da Livorno, mira alla vicina Corsica. La manovra del governo che, in nome dell'austerity, ha deciso di accorpare i Comuni con meno di mille abitanti, non piace proprio ai diretti interessati. L'altroieri è stato Filettino a uscire allo scoperto. Adesso nel piccolo paese circolano i primi esemplari della moneta del futuro principato. Una banconota, ideata da alcuni cittadini, su cui campeggia il ritratto del sindaco Luca Sellari e un'immagine del palazzo della Provincia di Frosinone. Sul retro, invece, la sede della Regione Lazio. «La nostra - spiega il primo cittadino, Sellari - non è solo una semplice provocazione. Non possiamo accettare in alcun modo questo decreto taglia-Comuni. Prenderemo seri provvedimenti e, se serve, faremo dimostrazioni di forza. Se le cose resteranno così come prospetta la manovra economica procederemo per rendere autonomo il nostro Comune, che vediamo bene come principato. Ci rendiamo conto che non sarà facile staccarci dallo Stato, ma andiamo avanti». I cittadini sono determinati a recuperare l'autonomia che Filettino ha avuto fin dal Seicento, quando, liquidato il signore feudale, si dette statuto e governo. «Magnifica comunità di Filettino» la ribattezzarono gli abitanti, allora, andando avanti fino all'Unità d'Italia e dando pure i natali a uno dei protagonisti del fascismo, il generale Rodolfo Graziani, spietato governatore della Libia e viceré d'Etiopia. Oggi sono tutti pronti a ripercorrere la storia. Sono 554 i residenti di questo piccolo borgo nel cuore dei monti Simbruini, tra la Ciociaria e l'Abruzzo, ma d'estate arrivano a dodicimila. E proprio gli amanti di queste montagne daranno una mano. Hanno assicurato la volontà di trasferire la loro residenza e far superare così la fatidica «quota mille». «Verificheremo come procedere per il principato - dice ancora Sellari - e prepareremo un documento che manderemo al presidente della Repubblica e al capo del governo Berlusconi spiegando le nostre ragioni e i nostri problemi». Anche Civitella Alfedena in Abruzzo fa sul serio: «Esiste una sola soluzione per evitare l'accorpamento dei piccoli Comuni, cioè appellarsi al diritto internazionale, allo jus delle genti, a quel diritto universale che tutela l'individuo in tutte le sue forme, quel diritto che consente ai cittadini, di fronte ad una rottura costituzionale operata dallo stesso legislatore, di scegliere se continuare a vivere o meno in questa nazione» dice il sindaco, Flora Viola. In Liguria vorrebbero invece la secessione per saldarsi con Cuneo. La Provincia di Sondrio (che alla fine è stata «risparmiata» grazie all'introduzione nella manovra del criterio dell'estensione) aveva minacciato un referendum per traslocare in Svizzera. La geografia italiana è già modificata. Il segretario nazionale dei Popolari per il Sud, Clemente Mastella, propone di fondare il «Molisannio». Giocando d'anticipo, l'ex guardasigilli tenta di salvare la Provincia di Benevento. Annettendo l'ente alla Valle Caudina e alla Valle Alifana, attraverso un referendum, si supererebbe la soglia dei 300 mila abitanti e si darebbe vita a una nuova autonomia. Anche se per il presidente Aniello Cimitile per non essere «tagliati» basterebbe far rientrare nel conteggio anche i sanniti che vivono all'estero. Potrebbe cambiare nome la Provincia di Massa Carrara: Guido Mottini, della Lega Nord, propone di chiamarla Apuania. Resta alta, invece, la tensione per la proposta di legge presentata in Sicilia per istituire la decima Provincia, quella di Gela. La Regione Veneto protesta: «È preoccupante e al tempo stesso mortificante» dice il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Clodovaldo Ruffato. «Preoccupante perché non ci si rende conto della gravità della situazione e della necessità di ridurre e accorpare gli enti intermedi per diminuire i costi e ottimizzare i servizi; mortificante perché si ha la sensazione che come sempre i sacrifici li faranno i soliti». Ruffato, pur dichiarandosi favorevole alla eliminazione totale delle Province e all'accorpamento dei comuni sotto i tremila abitanti, all'incentivazione delle unioni delle amministrazioni comunali delle dimensioni di 100/120 mila abitanti che fanno da ente intermedio con la Regione competente, trova disdicevole questa iniziativa da parte di un territorio «il cui Consiglio regionale, tanto per fare un esempio, costa 3,5 volte il nostro ovvero 35 euro a cittadino a fronte di 10 euro a cittadino per la Regione del Veneto e le cui spese sono aumentate dell'8% contro la nostra riduzione del 9%». Rassicura e rimanda al mittente le critiche l'assessore siciliano all'Economia, Gaetano Armao: «Il governo siciliano intende, al fine di dare applicazione allo Statuto regionale, sopprimere tutte le Province e non solo quelle di minori dimensioni. Ciò sarà fatto già con la prossima finanziaria, nell'ambito di una drastica operazione di risanamento, avviata con l'approvazione del bilancio 2011, con il quale la Sicilia ha riportato le proprie spese al 2001, riducendo, ad esempio, le società regionali da 34 a 14». La manovra sarà discussa in Parlamento nelle prossime settimane ma ha già un nemico: la fantasia.

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