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Il Pd presenta la sua manovra

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Il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani

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Una manovra «iniqua», «depressiva» e che «tartassa i soliti noti». Il giorno dopo il via libera del governo al decreto anticrisi, non cambia nei toni il giudizio delle opposizioni che però, confidando anche sull'intenzione dell'esecutivo di non porre la fiducia sul provvedimento, non si tirano indietro e, da Di Pietro a Casini fino a Bersani, assicurano che in Parlamento faranno la loro parte. Certo, il clima che il governo troverà nelle aule parlamentari non sarà proprio disteso: se da una parte Casini dà atto al governo di essersi «finalmente svegliato», il parere unanime delle opposizioni sulle misure è complessivamente molto negativo, perché, si sostiene, incidono sui «cittadini onesti» che già «pagano le tasse», mentre non toccano «furbi» ed «evasori» né mettono in campo interventi adeguati per il rilancio dell'economia. In ogni caso l'impressione è che alla fine a prevalere possa essere l'intenzione di dialogare. Un po' perché è ciò che chiede il Capo dello Stato, un po' perché in questi giorni, come ammette lo stesso premier Silvio Berlusconi, non sono mancati i contatti tra governo e opposizione. Al punto che alcune misure proposte da Pd, Idv e Udc sono già state recepite nel decreto. Anche i Democratici, nonostante il segretario Pier Luigi Bersani parli di manovra «inadeguata e poco credibile rispetto alla sfida che il paese ha di fronte» e «fortemente iniqua sul piano sociale e fiscale», non si sottrarranno alla sfida. Anzi, in una lunga nota, il partito mette nero su bianco una lista di sette proposte da passare al vaglio delle Camere, per correggere il decreto e «offrire al Paese un'alternativa credibile, più efficiente, più giusta, in modo che l'Italia possa voltare pagina e riprendere il suo cammino di crescita». Idee, dice Rosy Bindi, che il governo dovrebbe «recepire» perché la manovra, così com'è, «non piace a nessuno» e non ci si può certo accontentare «dei complimenti di Merkel o Sarkozy» che peraltro, non fanno altro che dimostrare «che il governo è commissariato». Tra le idee del Pd, dismissioni di immobili pubblici, liberalizzazioni, investimenti su tecnologia e ricerca, lotta all'evasione e un prelievo "una tantum" su chi ha esportato capitali all'estero illegalmente e ha poi usufruito dello scudo fiscale, ipotesi ben vista anche da Di Pietro. Idee che peraltro il Pd invita anche Bankitalia e parti sociali a valutare, insieme al testo proposto dall'esecutivo, in modo da «aprire un confronto - come spiega il segretario - volto a perfezionare la proposta alternativa» . Un capitolo a parte, che già si preannuncia come terreno di forte scontro, sarà certamente quello del lavoro. Gli interventi previsti dalla manovra, infatti, vengono sonoramente bocciati sia dai Democratici che dai dipietristi. Quello di Sacconi, dice il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina, è «un disegno reazionario» che va «stralciato dal decreto» perché la materia va «affidata alle parti sociali». Dello stesso parere l'Idv, che con Maurizio Zipponi chiarisce che «la manovra del governo sul lavoro, ispirata dal ministro della disoccupazione, Sacconi, è un misto fra un estremismo ideologico, nell'attacco alla statuto dei lavoratori, e una marchetta agli azionisti della Fiat» che va «contro i lavoratori» ed è «incostituzionale».

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