Fitch conferma la tripla "A" per gli Usa E Obama lancia un piano sul lavoro
«Ladecisione - si legge in una nota dell'agenzia di rating - riflette il fatto che i pilastri fondamentali del credito statunitense rimangono eccezionalmente intatti: il ruolo cardine nel sistema finanziario globale, un'economia diversificata e ricca che offre la base per ricavi. La flessibilità del tasso di cambio aumenta ulteriormente la capacità dell'economia di assorbimento e adattamento agli shock». Fitch si schiera così accanto a Moody's che aveva confermato la tripla A sugli Stati Uniti lo scorso 8 agosto. Al contrario, il 5 agosto, Standard and Poor's aveva tagliato il suo giudizio ad AA+, facendo così perdere agli Usa la tripla A per la prima volta nella storia e motivando la decisione con l'incapacità politica dell'amministrazione di ridurre il deficit in maniera convincente. Il downgrade di S&P's aveva gettato nel panico i mercati, già particolarmente inquieti per la crisi di Eurolandia. Ovvia la soddisfazione del Tesoro americano secondo cui gli Usa meritano la tripla A. «Il dipartimento del Tesoro - spiega alla stampa un portavoce del ministero Anthony Coley - continua a pensare che i suoi titoli siano investimenti da "AAA". L'annuncio di oggi mette in evidenza come sia ora importante che il Congresso adotti misure supplementari per affrontare le sfide della nostra situazione fiscale a lungo termine». Nel frattempo Barack Obama si toglie la giacca e la cravatta e sfida i repubblicani. Il presidente parla nel Midwest e mostra i muscoli, non solo metaforicamente. Parla in Iowa, davanti a 500 persone di fronte a un granaio rosso, in una location che sembra uno sfondo di un quadro di Norman Rocqwell, quanto di più lontano rispetto alla sala stampa della Casa Bianca. Qui Obama, sempre più nelle vesti di candidato, annuncia per le prossime settimane una nuova sfida sul fronte del lavoro. Già a settembre, dopo la pausa estiva, presenterà un piano specifico per ridare spinta a un'economia sempre più depressa. Lo sottoporrà al riluttante Congresso, parzialmente controllato dal Grand Old Party. Sfiderà la leadership repubblicana per sapere, e soprattutto far sapere agli americani, se continua a essere ostaggio dell'oltranzismo dei Tea Party, se continuerà a difendere i supericchi, a scapito del ceto medio. Ormai è chiaro, anche a giudicare dai toni scelti, che nei prossimi mesi la partita sarà tra Casa Bianca e Capitol Hill.