Di Pietro: "Tagli a vitalizi e Province. Ecco la nostra manovra"

Onorevole Antonio Di Pietro, il suo primo commento alla manovra varata dal governo è stato piuttosto benevolo.Ha detto che ci sono degli «aspetti positivi». Si aspettava un testo peggiore?  «Va dato atto al governo di essere uscito dalle secche con un documento formale. Ora chiediamo di non mettere la fiducia e di evitare di trattare i parlamentari come macchinette, buone solo ad alzare la mano per votare. Auspichiamo un dibattito vero. Noi, invece, abbiamo il dovere di proporre un'alternativa, evitando di dire sempre e soltanto di no». Ma nella manovra di Tremonti e Berlusconi ci sono provvedimenti positivi da cui può partire il confronto?  «È la vecchia questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. C'è il taglio delle Province, ma solo di una parte. Quando l'abbiamo proposto noi dell'Italia dei Valori in Parlamento né il Pdl né il Pd l'hanno votato. Bisogna abolirle tutte. Poi nella manovra del governo si tassano le rendite finanziarie dal 12 al 20 per cento, lo chiediamo da tempo. Ma sui costi della politica il decreto è davvero deprimente». Si aspettava qualcosa di più?  «Va bene ridurre l'indennità di deputati e senatori ma i vitalizi? E il numero dei parlamentari? Se servivano soldi si poteva far pagare il contributo di solidarietà a quelli che hanno riportato i soldi in Italia grazie allo scudo fiscale, un vero riciclaggio di Stato. Poi bisognava intervenire sull'evasione fiscale in modo netto, è un'operazione fondamentale, invece non se ne parla nemmeno in una riga. Inoltre le Regioni vanno accorpate, penso, giusto per fare un esempio, all'Abruzzo e al Molise. Altra cosa: riduciamo i finanziamenti ai partiti. Ma la vera rivoluzione sarebbe nelle liberalizzazioni e nelle privatizzazioni, che invece mancano nella manovra». Perché non si sono fatte? «Perché in Parlamento le lobby la fanno da padrone». Ora discuterete tagli e tasse con la maggioranza e cercherete di raggiungere un accordo. Può cominciare una stagione di dialogo o Berlusconi se ne deve andare?  «Per noi Berlusconi deve andare a casa. Ma già da tempo. Tuttavia dipende dal Parlamento e non soltanto da noi dell'Italia dei Valori. Purtroppo tanti nominati che siedono alla Camera e al Senato rispondono come cani al loro padrone. Ma noi non ci fermeremo. Anzi proprio per cambiare le cose stiamo raccogliendo le firme per abrogare questa legge elettorale».   Anche il Partito Democratico e l'Udc hanno presentato le loro ricette alternative. Tenterà di avvicinare opposizioni e governo? «Ho letto con attenzione le proposte del Pd e dell'Udc. Dovremmo fare come i sindacati e Confindustria, la Camusso e la Marcegaglia insieme: sederci allo stesso tavolo ed elaborare un pacchetto unitario di modifiche per cercare di migliorare questa manovra in Parlamento». Crede che sia possibile un'intesa generale per il bene del Paese? «Noi siamo pronti. Ora chiediamo alla maggioranza di lavorare seriamente».