Menù leggero anche alla Camera
Dopo il menù del ristorante del Senato, che due giorni fa ha causato una vera e propria rivolta sul web, tocca a quello della Camera. I prezzi sono un po' più alti, ritoccati soltanto pochi anni fa. Sedanini al pesto 3 euro e 30 centesimi, risotto gamberi e pachino 5 euro e 30, pasta patate e zucchine 2 euro, insalata di pollo 4 euro, carrè di agnello al forno 5 euro e 30 centesimi. Un secondo di pesce si paga tra i 4,6 e i 17,2 euro mentre i contorni costano 1 euro e 30, la frutta fra 1 e 2 euro, i formaggi tra 1,80 e 3,60 euro. «È tutto un magna magna», protestano su Facebook, dove tantissimi iscritti hanno pubblicato la fotografia del menù. «Uno scandalo per chi paga le tasse» s'arrabbiano altri. C'è anche chi la prende con ironia: «Ecco perché sono tutti grassi e brutti». Il primo a «cedere» è il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda: «L'attuale sistema di gestione del ristorante del Senato è indifendibile», ammette e rilancia la proposta già presentata dal collega democratico Vidmer Mercatali: far sostenere i costi dei pasti ai senatori, che oggi pagano solo una piccola quota di quanto Palazzo Madama versa al gestore. Poi avverte: «Se il Senato non fosse in grado di attuare questa semplice regola, il ristorante, che oggi viene utilizzato dai senatori e dai giornalisti parlamentari, andrebbe immediatamente chiuso». Perché non chiudere i ristoranti di Camera e Senato e distribuire a deputati e senatori «normali ticket»?, propone su Twitter il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. Qualche parlamentare preannuncia iniziative «radicali», come il senatore del Pdl Raffaele Lauro, pronto allo sciopero della fame se a settembre il servizio non sarà messo interamente a carico dei parlamentari «ai prezzi correnti di mercato». Cercano di tenere botta i questori di Camera e Senato che assicurano che alcuni tagli sono già in cantiere. Dice Antonio Mazzocchi: «È bene ricordare che nel rispetto di una politica di bilancio rigorosa e attenta al risanamento dei conti, la Camera dei deputati, grazie alla chiusura della mensa di San Macuto, risparmierà un milione di euro. Inoltre - continua il questore di Montecitorio - resta valida e confermo la mia proposta di sostituire tutte le mense della Camera con un unico self service con i relativi costi dei pasti a totale carico di chi ne usufruisce. Il risparmio accertato sarebbe almeno di 4-5 milioni l'anno». Quanto al Senato, i questori annunciano l'impegno subito dopo l'estate affinché i senatori paghino per intero il loro pranzo: «Con l'approvazione del bilancio abbiamo ricevuto la disposizione di rivedere la proporzione dei costi del ristorante, rimodulando quelli che sono a carico dei senatori. Lo faremo quanto prima» assicura Paolo Franco. Ma c'è anche chi rimanda le critiche al mittente. Il senatore del Pdl Lucio Malan spiega: «Si scandalizzano quelli che non hanno mai visto o fingono di non aver mai visto una mensa aziendale. Non capisco dove sia lo scandalo. Quando ero un dipendente di banca pagavo anche meno».