...non gli sprechi

.Ma proprio il minimo sindacale. Il premier Berlusconi s'è pure posto il problema: «Ci sono numerosi interventi, credo anche eccessivi rispetto a ciò che sarebbe giusto, ma abbiamo seguito i desiderata dei cittadini che guardando alle loro condizioni hanno ritenuto che i politici e i parlamentari avessero entrate eccessive». Il Cavaliere ha assicurato anche: taglieremo 54 mila poltrone. A dargli manforte il ministro Calderoli, che ha tentato di «stravincere»: «Abbiamo dimezzato lo stipendio ai parlamentari». Parole, più che fatti. Il decreto approvato dal governo all'unanimità, infatti, prevede poche riduzioni. Giusto le briciole. Addio ai piccolissimi Comuni, dove sindaco, assessori e consiglieri hanno esigui rimborsi spese, mentre restano i vitalizi dei parlamentari e, soprattutto, la pensione dopo cinque anni passati alla Camera o al Senato. Poi ci sono gli stipendi. È vero che gli onorevoli pagheranno un «contributo di solidarietà» del 20 per cento sul reddito che eccede i 150 mila euro, ma è anche vero che la norma che riduce lo stipendio ai parlamentari che fanno il secondo lavoro (e che guadagnano quanto o più di quello che hanno dal primo) prevede, semplicemente, un taglio di poco più di 2 mila e 200 euro al mese. Una cifra bassa per chi mette in tasca più di 18 mila euro al mese (compresi i soldi, 4 mila euro, che sarebbero destinati all'assistente e che spesso vengono ridotti dagli stessi parlamentari). Il punto è che il compenso degli onorevoli è diviso in tre parti: l'indennità di 5.486,58 euro al mese (che è il vero e proprio stipendio), la diaria di 3.503,11 euro (cioè il rimborso delle spese di soggiorno a Roma, che prendono anche deputati e senatori residenti nella Capitale) e, infine, i rimborsi per le «spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori» (sono 3.690 euro al mese benché la nuova legge firmata proprio da Calderoli abbia cancellato i collegi). Poi sono previsti l'assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie e i rimborsi per i trasporti. Cose non proprio trascurabili, visto che gli onorevoli hanno diritto a viaggiare gratis, sul territorio nazionale, su autostrade, treni, navi e aerei. Tra l'altro per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto più vicino e tra l'aeroporto di Fiumicino e Montecitorio, è stabilito un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 chilometri per raggiungere l'aeroporto più vicino al luogo di residenza, e a 3.995,10 euro se la distanza da coprire è superiore a 100 chilometri. I telefoni: i deputati possono contare su una somma annua di 3.098,74 euro. Tutte spese che dovevano ridurre Camera e Senato, visto che hanno autonomia di bilancio, e su cui il governo poteva fare pressione. Non è stato così. Alla fine la montagna ha partorito un topolino.