Ha vinto il partito della patrimoniale
Il principio delle manovre di finanza pubblica è semplice: minori spese e maggiori entrate. Come si realizzano le minori spese? Tagliando. E le maggiori entrate? Incrementando il gettito fiscale. Quest'ultimo obiettivo, a sua volta, può essere raggiunto in due modi: stimolando la crescita del Pil o aumentando le tasse. È importante soffermarsi su questo punto perché è il vero spartiacque tra una politica liberale e una politica dirigista, il confine invisibile che passa, ancora oggi, tra la destra e la sinistra, la differenza tra chi vuole meno Stato e più mercato e chi invece pensa che lo Stato abbia il compito di indirizzare e controllare l'economia. Questa è una manovra dirigista e le proteste dell'opposizione sono false e surreali: la sinistra l'avrebbe fatta esattamente così. Salvando il serbatoio di voti della Cgil, esponendo il cartello «anche i ricchi piangono», scudando dalla cancellazione le province governate e ipotizzando qua e là qualche taglio per arginare l'ondata di antipolitica. La spremuta fiscale è enorme, i redditi medio-alti subiscono un prelievo pesante e punitivo, i dipendenti pubblici riceveranno la liquidazione due anni dopo, i lavoratori autonomi onesti avranno un aumento dell'Irpef. Mi fermo qui e sintetizzo: chi dichiara i redditi paga di più e l'evasore è incentivato a restare nel mare magnum del «nero». Lo Stato non arretra, ma avanza come un panzer. Il presidente del Consiglio dice che il suo «cuore gronda sangue». E proprio per questo mi sarei atteso un innalzamento dell'età pensionabile subito per tutti e non solo per le donne, in linea con quanto accade in Europa. Niente. Berlusconi ha rinunciato a una riforma seria per non correre il rischio di una crisi con Bossi. Così ha vinto il partito della patrimoniale mascherata. Così la Lega ha vinto la sua battaglia antistorica e suicida sulle pensioni, contribuendo allo spianamento ideologico di chi lavora sodo, ha talento, rischia, guadagna e consuma. Sono italiani ai quali non gronda sangue dal cuore, ma denaro dal portafoglio. Comprendo l'emergenza economica, le leggi che governano la realpolitik, so che Berlusconi ha cercato in tutti i modi di convincere Bossi a cambiare idea, ma so far di conto e ho un timore perché il tempo è galantuomo e il direttore de Il Tempo paziente: gli effetti recessivi di questa manovra sono dietro l'angolo.