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Giusta battaglia, ma manca l'eroe

Gli spot del governo contro l'evasione fiscale

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Il momento è quello giusto ma mancano l'eroe positivo ed il bene che lotta contro il male. Guardando in televisione la campagna di spot contro l'evasione lanciata dal Ministero dell'economia e dall'Agenzia delle entrate colpiscono due cose. La prima è che mai come in questo momento l'Italia avrebbe bisogno di recuperare e vincere l'enorme evasione fiscale. I conti soffrono, l'asse franco-tedesco ci tira le orecchie, l'Europa ci sorveglia ed il Governo è costretto ad anticipare le misure ed i sacrifici della manovra al 2013. Pensate che bello se invece di chiedere nuove tirate di cinghia agli italiani l'Esecutivo avesse a disposizione i soldi, tanti, troppi, di chi le tasse in Italia non le paga tutte o non le paga per nulla. Il fatto è - e qui arriviamo al secondo aspetto - che lo spot manca però di due ingredienti per essere penetrante e convincente. Affabulante. Il primo è l'eroe positivo, il secondo la narrazione. Andiamo per ordine e cominciamo dall'eroe. Guardando i fotogrammi, uno dopo l'altro, dei parassiti - quello dei ruminanti, del legno, dei pesci, del cane, quello intestinale e quello della società (l'evasore fiscale) - si ha una connotazione nitida di chi sia il cattivo. «Se evadi sei un parassita» e una voce fuori campo, autorevole spiega perché: «Chi vive a spese degli altri danneggia tutti. Battere l'evasione fiscale è tuo interesse» seguita dalla scritta finale «chiedi sempre scontrino o ricevuto fiscale». Da questi frame e dall'audio unito alla grafica lo spettatore onesto viene indirizzato sull'identikit del cattivo, dell'antieroe, l'evasore ma non sa nulla di se stesso, del cittadino che le tasse le paga. Nell'Italia dei furbi e dei fessi descritta più volte dal pessimismo di Giuseppe Prezzolini delineare la figura del bene è più importante che spiegare cos'è il male. Per questo chi paga le tasse dovrebbe avere nello spot il ruolo del cavaliere, dell'uomo che regge la società, che permette ai deboli di essere accuditi, ai malati di essere curati, ai giovani di studiare, ai vecchi di non restare in mezzo ad una strada. Chi paga le tasse finanzia tutto: la costruzione delle strade che più sono nuove e curate e più si viaggia sicuri, il pagamento dell'esercito italiano e delle sue missioni di pace ed internazionali, le paghe di carabinieri e polizia che evitano il dilagare del crimine nelle nostre città. Chi paga le tasse è Zorro, è Superman, è Batman, è Tex Willer, è Mister No. Chi non le paga è, invece, un distruttore: della sanità, delle strade, delle pensioni, dello stato sociale, dell'esercito, della sicurezza nelle nostre città, della cultura, del merito, dell'idea stessa di progresso. Per tutte queste ragioni i fotogrammi con le foto ingrandite ed a colori dei vari parassiti sembrano più diapositive da programma scientifico che icone shock per la lotta all'evasione. Cosa penserà lo spettatore-evasore quando le vedrà, magari dalla sua vacanza esotica? Nulla, se non si incarna, se non si materializza l'eroe che gli graffierà con la spada una z sulle chiappe, facendolo correre a gambe levate. Una z che lo faccia sentire solo, sporco, cattivo. Ladro ma non furbo. Nel 1942, in piena guerra contro i nazifascisti ed il Giappone, negli Stati Uniti Walter Elias Disney divenne protagonista di un cartoon (The New Spirit) insieme a Paperino, un cartoon dove si spiegava come e perché pagare le tasse. Lo slogan era: «Tasse per battere l'Asse». Da che parte fossero il bene ed i suoi eroi, in quello spot, era chiarissimo. E quella guerra gli americani, per nostra fortuna, l'hanno vinta!

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