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Crisi, scure su Province e statali Più tasse sui redditi oltre i 90 mila

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Il ministro dell'Economia Tremonti (D) e il premier Berlusconi

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Non parla di lacrime, è vero. Ma di sangue sì. Il presidente del Consiglio, Silvio alla fine mette la faccia, accanto al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, sul decreto anticrisi varato in fretta e furia in questo venerdì di metà agosto. Un provvedimento che lo costringe ad ammettere che d'ora in poi non potrà più vantarsi di non aver mai messo le mani nelle tasche degli italiani. "Siamo personalmente addolorati di aver dovuto fare questa manovra, ma soddisfatti - afferma - del modo in cui siamo riusciti a lavorare insieme, con l'apporto di tutti i ministri". Il premier descrive la manovra bis come un mix di "tagli alla spesa pubblica e imposizioni". E sono proprio quelle imposizioni, come per esempio il contributo di solidarietà per i redditi sopra i 90mila euro, che portano il Cavaliere a dire che il suo cuore "gronda sangue". Ma tant'è, Berlusconi spiega che non si poteva fare diversamente perché "la situazione è cambiata" e siamo di fronte a una "crisi planetaria" che sta coinvolgendo anche gli Stati Uniti. E non si poteva fare diversamente anche per un'altra ragione, perché è stata Francoforte ad aver chiesto di anticipare il pareggio di bilancio dal 2013 e il 2014. Il decreto, spiega Berlusconi, "va nella direzione che la Bce aveva auspicato e che ha consentito" all'Eurotower "da lunedì di intervenire sui mercati secondari acquistando titoli sul debito pubblico e dando garanzia di intervenire sui nostri titoli". Il premier sa che i cittadini hanno dei "desiderata" e si aspettano una sforbiciata ai costi della politica. Per questo sottolinea che ci sono "numerosi interventi" in tal senso, a suo parere "anche eccessivi rispetto a ciò che sarebbe giusto" e tra questi un "numero di poltrone eliminate importante, intorno alle 54 mila". Berlusconi infine lascia uno spiraglio al contributo delle opposizioni: la fiducia - dice - potrebbe non essere necessaria e delle modifiche sono possibili purché "con estrema misura". Le misure Saltano quasi 40 province, vengono accorpati i comuni sotto i mille abitanti e arriva una stretta sulle tredicesime e sul Tfr dei dipendenti pubblici. Altri pesanti tagli sono previsti per Regioni ed Enti locali e il federalismo scatterà nel 2012 in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Sale poi la tassazione sulle rendite finanziarie e viene introdotto un contributo di solidarietà sui redditi medio-alti dei dipendenti privati. Mentre sugli autonomi con redditi oltre i 55 mila euro spunta un'addizionale Irpef a partire dall'aliquota del 41%. Sono le principali misure della strategia anticrisi del governo che passa attraverso un decreto da 45,5 miliardi (quasi tutti aggiuntivi) approvato dall'esecutivo per il biennio 2012-2013 e un ddl costituzionale con le modifiche agli articoli 41 e 81 della Costituzione oltre che la delega fiscale. Una manovra-bis inevitabile per mettere a riparo l'Italia dai rischi. Un decreto "senza alternative", ha commentato il ministro Giulio Tremonti, per evitare "effetti sulla vita del Paese".  Poi, ha aggiunto, "vedremo di compensare ma non abbiamo alternative a questo modello". Tuttavia, il titolare di via Venti Settembre ha garantito che il governo si è impegnato nel "modulare la manovra per renderla quanto più equa possibile e corrispondente alle esigenze di giustizia possibili". Sul capitolo pensioni, su cui ci sono stati contrasti all'interno della maggioranza, Tremonti ha annunciato per il 2012 "allineamenti" che produrranno risparmi per 1 miliardo di euro. Mentre viene accelerato al 2016 l'innalzamento dell'età di pensionamento delle lavoratrici private che la manovra di luglio fissava al 2020. Nuova scure in vista anche per i ministeri per i quali sono in arrivo tagli da 6 miliardi nel 2012 e altri 2,5 miliardi nel 2013. Riduzioni dei trasferimenti che, ha detto il ministro, potranno ridursi a 5 miliardi "se funziona la Robin Hood tax per il settore energetico". Anche le autonomie locali, dopo aver già contribuito pesantemente già con la manovra di luglio, sono chiamate a ulteriori sacrifici: 9,5 miliardi nel biennio. Il settore "sanità" viene invece escluso insieme alla cultura, alla scuola, alla ricerca e al cinque per mille. Mentre le riduzioni dei fondi Fas partiranno con un anno di anticipo. Per quanto riguarda la tassazione delle rendite finanziare viene introdotta l'aliquota unica al 20% con esclusione dei titoli di Stato. Il contributo di solidarietà sui dipendenti privati sarà del 5% per sopra i 90.000 euro e del 10% della quota eccedente 150.000 euro come già previsto per i dipendenti pubblici. Mentre l'aumento della quota Irpef per gli autonomi inizialmente prevista per 2-3 anni potrebbe poi diventare permanente. Sul mercato del lavoro viene introdotta maggiore flessibilità e viene prevista la norma che stabilisce che i contratti aziendali che derogano a quelli nazionali sono estesi "erga omnes". Per quanto riguarda le 13esime mensilità, lo stop riguarderà i dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa. Sul Tfr si stabilisce il pagamento con due anni di ritardo dell'indennità di buonuscita dei lavoratori. Infine, sul fronte dei costi della politica arriva anche la riduzione dei componenti dei Consigli regionali. In totale il premier Silvio Berlusconi ha stimato un taglio di 54mila poltrone. Il giro di vite sul numero delle Province, dei Comuni e dei consiglieri regionali scatterà dalle prossime elezioni. Varato anche il pacchetto con le liberalizzazione delle professioni e dei servizi pubblici locali, con la loro privatizzazione, lo spostamento al lunedì delle festività infrasettimanali non religiose, e un giro di vite sugli evasori fiscali: ulteriore tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro e maggiori sanzioni (fino alla sospensione dell'attività) per mancata emissione di fatture o scontrini fiscali. Altri interventi toccheranno le accise e i tabacchi.  

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