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Un vertice d'emergenza nella notte tra Berlusconi, Bossi e i vertici della maggioranza tenta di trovare la quadra sulla manovra

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Lacoperta è corta. Ognuno tira dalla sua parte e lascia al freddo gli altri. È una vera e propria maratona. Non bastasse la tempesta finanziaria, il Cav deve risolvere la «grana Senatùr». Ieri ha fatto la guerra a tutti. Se l'è presa con lui definendo i suoi vertici notturni «una rottura di coglioni». Ha accusato l'amico Tremonti di aver fatto un discorso «un po' fumoso», riservando lo sfogo più duro alla Bce e a Mario Draghi. Il leader della Lega è furioso e, subito dopo aver ascoltato a Montecitorio la relazione del ministro dell'Economia, si sfoga. Quella lettera «segreta» arrivata in Italia dall'istituto di Francoforte nella quale si chiedeva l'anticipo del pareggio di bilancio, proprio non la digerisce. «Temo che quella lettera sia stata fatta a Roma e temo che ci sia un tentativo di far saltare il governo», attacca. Le accuse di Bossi sono per chi «invece di stare in Europa, è sempre a Roma». Un chiaro riferimento al governatore della Banca d'Italia e futuro presidente della Bce Mario Draghi. L'atmosfera è tesissima. Quando Giulio Tremonti si presenta a Montecitorio di fronte alle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali di Camera e Senato, magari non si aspetta il fuoco amico del Senatùr, ma sa che non sarà facile. Di fronte ai colleghi - tutti più o meno abbronzati, ma comunque orgogliosi di dire «io c'ero» - il ministro dell'Economia illustra l'informativa del governo sulle misure anti-crisi. Intanto il pareggio del bilancio. La necessità di maggior rigore spinge ad inserire questo principio tra gli obblighi costituzionali, modificando quell'articolo 81 «non costituisce certo un caso di successo, dal momento che ora abbiamo il terzo quarto debito pubblico nel mondo». Tutto procede in modo tranquillo. I guai iniziano quando per il ministro dell'Economia arriva il momento di spiegare a tutti quali misure concrete consentiranno al governo di racimolare quei 35 miliardi di euro che servono per cominciare a sistemare i conti dello Stato. Giulio ci prova. «Piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dei servizi professionali e privatizzazione su larga scala dei servizi locali», esordisce. Poi, per quanto riguarda il mercato del lavoro, mette in campo l'ipotesi di «una spinta alla contrattazione a livello aziendale», cui va aggiunto una sorta di «diritto di licenziare». Dopo il bastone, la carota: «Occorre evitare forme di abuso dei contratti a tempo determinato», spiega. Tra le ipotesi allo studio - inutile negarlo - «figurano interventi sulle pensioni di anzianità e su quelle delle donne nel settore privato». Giulio va avanti. Tutto ok sulle rendite finanziarie: «La scelta è stata definita con un allineamento delle aliquote», ribadisce. Poi quelli che molti interpretano come una piccola apertura alla tassa sulla ricchezza, la cosiddetta patrimoniale. Sul lato delle entrate, spiega Tremonti, sono possibili «contributi di solidarietà». E ancora festività da accorpare alla domenica, tagli ai costi della politica, lotta all'evasione fiscale. Il ministro si ferma qui. Ed è un po' poco per tutti. La prima stoccata arriva proprio da Bossi, appena uscito dalla sala del Mappamondo. «Intervento fumoso - per l'appunto - e misure non convincenti sulle pensioni», sentenzia. Anche dentro è una pioggia di critiche: «Il governo non ha idee», attacca Bersani (che, in realtà, di alternative sul tavolo ne mette ben poche). «È aria fritta, andate a casa», È il disco rotto di Di Pietro. Anche Casini non risparmia Giulio: «Avevo capito di più dalla lettura giornali che da quello che ho sentito», attacca. Il ministro incassa. Poi, a fine mattinata, annunciando che le misure concrete arriveranno nel decreto «discutibile in parlamento» che probabilmente verrà presentato oggi, risponde all'amico Bossi: «È difficile, prima di andare dal Capo dello Stato e a mercati aperti, essere più precisi - spiega - Comunque il "fumoso" di Umberto sarà oggetto di discussione tra noi due». Giulio risponde anche a Casini: «Leggerò anch'io sui giornali il suo intervento», scherza. Il leader Udc non gradisce: «Questo è scemo, da ricoverare», si lascia scappare. Il problema resta la coperta corta. Ma Berlusconi è già pronto a spiegare la manovra come fa sempre lui. Con un messaggio-video.

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