Piazza Affari a picco (-6,6%) In fumo 22 miliardi di euro
O si accetta per scontato il prossimo fallimento del capitalismo oppure la speculazione prima o poi si sazierà. Sono le due ipotesi che circolano tra i broker e i consulenti finanziari che, come molte altre categorie, non hanno abbandonato le loro postazioni in un agosto fresco climaticamente, ma caldissimo, anzi rovente, dal punto di vista dei valori borsistici. Gli ordini di vendita sui panieri di azioni hanno massacrato anche ieri i listini di tutta Europa. Ed è stata un'altra seduta da cardiopalma. L'indice Stxe 600 - che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio Continente - ha ceduto il 3,75%, un nuovo scivolone che si traduce in oltre 174 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola seduta. E lo tsunami non ha risparmiato nessuno con Milano, la peggiore con il suo -6,6%, che ha mandato in fumo da sola 22 miliardi. Il valore dell'intero listino si fatto così sempre più risicato, scendendo a 343 miliardi di euro. Peraltro la Piazza milanese ha anche rivisto i minimi dal marzo 2009 e non c'è stata alcuna rassicurazione anche dall'asta sui Bot che è stata leggermente superiore alle attese. Sono state ancora una volta le banche a pagare il dazio più alto. Al mercato non sembra importare che abbiano passato gli stress test e si siano messe in regola con Basilea III grazie alle ricapitalizzazioni chiuse nel primo semestre. I titoli degli istituti di credito tricolore sono stati i più venduti: Intesa Sanpaolo ha perso il 13,7%, Ubi Banca il 10,1%, Mps il 9,5%, Unicredit e il Banco Popolare il 9,3%, Bpm l'8,9%. I crolli delle ultime settimane hanno di fatto «cancellato» i 10 miliardi incassati da Intesa, Mps, Banco Popolare e Ubi attraverso le ricapitalizzazioni. Intesa Sanpaolo valeva 23,2 miliardi di euro appena prima di incassare i 5 dell'aumento e ieri poco più di 18 miliardi. Già eroso anche l'aumento da 1 miliardo di Ubi, così come buona parte di quelli da due miliardi del Banco e di Mps. La considerazione più negativa è quella secondo la quale, di crollo in crollo, la capitalizzazione del nostro sistema bancario, (Mediobanca e le cinque banche più grandi), è scesa attorno ai 48 miliardi di euro, aumentando la scalabilità dei nostri istituti a partire dai due campioni nazionali: Intesa Sanpaolo e Unicredit. L'euro è tornato a soffrire scendendo sotto quota 1,42 dollari, a 1,4163, in calo di ben due centesimi rispetto a 1,4375 di martedì scorso. Ma non è stato il dollaro a beneficiare delle perdite della divisa europea: piuttosto gli investitori si sono riversati sullo yen, volato ieri a 76,47 per dollari (vicinissimo al massimo del dopoguerra di 76,25 segnato a marzo) e che ha fato dire al ministro delle FInanze giapponese Yoshihiko Noda che i movimenti eccessivi possono danneggiare la crescita del Paese. In guardia anche la Banca nazionale svizzera, pronta ad aumentare significativamente la liquidità sul mercato monetario: il franco continua a creare allarme, poco lontano dal record segnato martedì a 70,71 per dollaro e 1,0075 per euro. Fil. Cal.