P3, Dell'Utri-Verdini a rischio processo
Si è conclusa l'inchiesta della Procura di Roma sulla cosiddetta P3 che vede in tutto venti indagati. In particolare rischiano il processo per il reato di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi che vieta la costituzione di società segrete, l'ex coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini e il senatore Marcello Dell'Utri. Per la Procura di Roma Dell'Utri e Verdini avrebbero "costituito, organizzato e diretto" un'associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata "di delitti di corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata". Verdini non ha ancora ricevuto nessun avviso di conclusione indagini relativo all'inchiesta. In ambienti del Pdl vicini al coordinatore in questo senso si fa notare come ancora una volta «le questioni giudiziarie si vengano a sapere prima attraverso la stampa e poi dagli atti della magistratura». Verdini e Dell'Utri rischiano anche per corruzione E' quanto emerge dall'atto di chiusura inchiesta sulla cosiddetta P3. La procura di Roma si riferisce ad alcuni episodi messi in atto dall'imprenditore Flavio Carboni "in accordo con Verdini e Dell'Utri", per favorire il business dell'eolico nella regione Sardegna. Un primo episodio prende in esame la corruzione nei confronti di Pinello Cossu, anch'egli indagato, quale presidente del consorzio Tea, il quale "accettava la promessa di utilità (consistente in un futuro rapporto di impiego o comunque di cointeresse nelle società gestite da Carboni) e riceveva la somma di 5.000 euro" proveniente dall'imprenditore romagnolo Alessandro Fornari. In particolare Cossu, sempre secondo l'accusa, dà come contraccambio informazioni, cura per conto della organizzazione dell'acquisto di terreni. In un secondo episodio Flavio Carboni promette del denaro al dirigente Area ambiente del Comune di Porto Torres Marcello Garau, anche lui indagato, "per favorire la concessione di finanziamenti pubblici destinati alla bonifica di un'area in località Calancoi, nel comune di Porto Torres, e di proprietà di una società partecipata dallo stesso Carboni. L'ultimo episodio di corruzione che viene contestato ai due parlamentari è legato alla nomina come direttore generale dell'Arpa Sardegna di Ignazio Farris. Quest'ultimo "accettava la promessa, che Carboni gli aveva fatto in accordo con Verdini e Dell'Utri - si legge ancora nell'atto di chiusura inchiesta -, di denaro e altre utilità quale contraccambio e in vista di atti contrari ai doveri d'ufficio, consistenti: nell'adozione di attestazioni circa la caratterizzazione delle aree da bonificare, potenzialmente destinate ad ospitare impianti di energia rinnovabile; nell'emissione di pareri attribuiti alla competenza dell'Arpa Sardegna nell'ambito delle procedure di autorizzazione per la realizzazione degli impianti eolici; in informazioni ed interventi diretti a favorire l'adozione di un regolamento regionale del settore eolico favorevole agli interessi di Carboni". A rischio processo anche l'ex sottosegretario all'Economia e coordinatore Pdl per la Campania Nicola Cosentino per diffamazione e violenza privata ai danni dell'attuale presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, in relazione, si legge, alla diffusione «a mezzo internet di false notizie di contenuto diffamatorio». Una diffamazione che Cosentino avrebbe compiuto insieme a Flavio Carboni, all'ex assessore partenopeo Arcangelo Martino e all'ex giudice Pasquale Lombardi. Per il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci cade invece l'accusa di corruzione e resta in piedi quella di abuso di ufficio in relazione alla nomina di Ignazio Farris all'Arpas Sardegna. Una nomina che, secondo i pm, Cappellacci avrebbe deciso su pressione di Carboni e Verdini.