L'altro piano del governo. Nel mirino le pensioni
Leonardo Ventura Un decreto per attuare misure immediate per reperire risorse. In ambienti della maggioranza non si esclude che il governo possa pensare a nuovi interventi d'emergenza nel caso in cui non dovesse bastare l'anticipo del pareggio di bilancio e di alcune misure della manovra varata a luglio per arginare la crisi. Si parla, in sostanza, di un piano «B» per rafforzare verso l'esterno la volontà del nostro Paese di agire contro la crisi in maniera determinante. E circolerebbero già alcune ipotesi che riguarderebbero settori come le pensioni, l'Iva e le privatizzazioni. Se il principale capitolo su cui agire ulteriormente per anticipare misure della manovra è quello della delega assistenziale e fiscale, con una serie di azioni sia sull'assistenza che sulla previdenza, si ragionerebbe ora - si spiega in ambienti della maggioranza - sulla possibilità di lavorare anche ad ipotesi di interventi d'urto con azioni che dovrebbero riguardare l'anzianità. In questo caso si ipotizzerebbero possibili interventi che vanno da un vero e proprio blocco delle pensioni di anzianità a nuovi ritocchi sulle correzioni già introdotte con le ultime manovre. Altri interventi potrebbero invece riguardare la messa sul mercato di quote di alcune aziende pubbliche in mano al Tesoro mentre viene rispolverata l'idea di un aumento dell'Iva sui generi non di prima necessità. Maurizio Gasparri propone di avviare una significativa dismissione del patrimonio immobiliare. E se il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto lancia l'idea dell'obbligo di acquisto di titoli di Stato da parte dei contribuenti più ricchi, insomma una sorta di contributo di «solidarietà», in ambienti di governo si esclude categoricamente l'intenzione di fare una vera «patrimoniale». Nei giorni scorsi lo stesso Crosetto aveva lanciato un'altra proposta: dismettere gran parte del patrimonio mobiliare e immobiliare dello Stato utilizzando come modalità di pagamento i titoli di Stato. Francesco Rutelli, capogruppo del Terzo Polo al Senato, mostra ulteriore disponibilità nel solco della linea avanzata da Casini: «Diciamo sì a misure coraggiose per dare una scossa all'economia, no a misure che abbiano un effetto recessivo, negativo per le imprese e per le famiglie». Quanto invece agli interventi sulla previdenza, si torna di nuovo a ipotizzare un allungamento dell'età pensionabile per le lavoratrici private, con un allineamento al già previsto allungamento dell'età pensionabile per gli uomini. Questa misura, a meno di ulteriori inasprimenti, entrerebbe però a regime troppo in là nel tempo. Un altro capitolo su cui si potrebbe intervenire, affermano esperti del settore, sarebbe quello dell'aumento della quota dell'età pensionabile che sale a misura «97» nel 2013 e che moltiplica i suoi effetti grazie all'anticipo dell'aggancio automatico alle aspettative di vita già dal 2013. Insomma lavorando sulle pensioni, sono circa 5-600 mila l'anno, si potrebbero ricavare un bel po' di risorse ma in cambio ci sarebbe un inasprimento dei rapporti con le parti sociali che il governo cerca invece di coinvolgere il più possibile nella condivisione delle misure da prendere. Da questo punto di vista sarebbe invece saltata l'ipotesi di agire sull'articolo 18, per il quale era stato ipotizzato di interromperne l'applicazione per tre anni per i nuovi assunti ai quali sarebbe restata solo la tutela risarcitoria. Una decisione di questo tipo se pure di grande impatto, comporterebbe zero cassa e tanto malcontento. Senza contare che le parti sociali rivendicano per loro la priorità sugli interventi in materia di mercato del lavoro.