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Guadagnano milioni e scioperano pure

I calciatori del Milan con la Supercoppa italiana vinta a Pechino

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Ci mancava lo sciopero minacciato dai milionari del pallone a rendere più triste quest'estate di crisi. L'economia mondiale traballa, quella italiana è in coma e i capitani della serie A annunciano di non far partire il campionato senza firma del contratto collettivo. Non bastasse lo spread, non una giovane ala inglese ma la differenza tra i tassi di rendimento dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, non fossero sufficienti le parole del ministro Tremonti che ha gettato nello sconforto i cittadini, ecco il solito tormentone estivo. I calciatori, quelli di serie A (stipendio medio di un milione all'anno per 800 superfortunati), minacciano di non riprendere il campionato tra una ventina di giorni. Possibile? Eccome. I tifosi non capiscono, il nodo sarebbe la mancata firma sul contratto collettivo. Con la Lega calcio c'è accordo su tutto meno che sui fuori rosa, ossia i «poverini» non vogliono allenarsi in due gruppi distinti. Vale a dire l'allenatore non può dividere la seduta di lavoro in due gruppi perché i giocatori si sentirebbero discriminati. Un tecnico di prima categoria, un preparatore, doccia calda a cinque stelle eppure non basta: allenamenti alla stessa ora, sullo stesso campo. Poi i presidenti vorrebbero che a un anno dalla fine del contratto i calciatori fossero obbligati ad accettare il trasferimento a parità di ingaggio. Una proposta ragionevole nemmeno paragonabile con quanto accade nel mondo reale. E poi basta con la favola che la serie A sciopera per aiutare i giocatori delle categorie inferiori. Non è vero, non è mai stato vero, questi paperoni che non si accontentano mai, fanno i loro interessi e basta. Fuori, poi, il mondo va a pezzi, quello reale non quello delle vacanze alle Maldive, delle Ferrari e delle veline a Formentera. E i pensionati? E le massaie che si aggrappano ai last minute nei supermercati per risparmiare e arrivare a fine mese? A quelli non ci pensano i nostri pallonari superpagati, non vogliono giocare perché quei «cattivoni» dei presidenti dei club li emarginano durante gli allenamenti... Ma andate a lavorare. Provate a guadagnare 1.000 euro per mandare avanti una famiglia. Informatevi sul tasso del mutuo variabile per acquistare dopo tanti anni di sacrifici una casa. Alzatevi ogni mattina alle 6 per andare in fabbrica poi tornate a casa quando è già buio e controllate con una certa apprensione la buca delle lettere per scoprire se è arrivata l'ennesima bolletta da pagare. Poi, fate pure gli scioperi che volete ma non per difendere privilegi fuori dal mondo. Del resto gli stadi sono sempre più vuoti, la gente ormai non ci crede più tra calciopoli, tornelli, scommesse e l'inutile tessera del tifoso. Tremonti dovrebbe fare una bella patrimoniale sugli stipendi oltre il milione, non sui conti in banca degli italiani. Perché la casta sono i politici ma anche loro: i milionari del pallone devono fare i sacrifici perché la barca sta affondando e, come sempre accade nelle squadre di calcio, loro sono i primi a scappare da un'altra parte, in un altro club per guadagnare di più. Mi faccia il piacere Tommasi, direbbe Totò. Stavolta vergognatevi davvero, voi e un sindacato dell'altro mondo.

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