Bossi: andiamo dietro all'Europa
Alla fine anche Bossi si converte al rigore, e indossa, per la prima volta, la maglia dell'europeista convinto. Complici il crollo dei mercati e i rischi per la stabilità, anche politica, dell'Italia, il Senatur promuove senza riserve l'intervento della Banca centrale europea, conferma che da Francoforte è arrivata, nei giorni scorsi, una missiva all'indirizzo del governo, e glissa su un eventuale commissariamento dell'esecutivo perchè adesso «l'importante è che la Bce compri i nostri titoli». E che l'Italia prosegua sulla strada «delle riforme». Dopo due ore seduto attorno al tavolo della sua villa di Gemonio insieme "all'amico" Giulio Tremonti e a Roberto Calderoli (presenti anche il figlio, Renzo, e Rosy Mauro), il Senatur si è lasciato convincere dell'importanza di «seguire un pò l'Europa», come confessa lui stesso al termine del vertice. Anche perché, è l'analisi di Bossi, «per tanto tempo il Paese ha speso più di quanto poteva e un bel giorno la realtà ha preso il treno ed è venuta a trovarci...». Avanti allora «con tutte le riforme che stiamo preparando» e che impegneranno il governo fino alla fine della legislatura: già, perchè, per Bossi, non c'è alcuna possibilità che le elezioni si volgano prima, nel 2012, come invece si vocifera. Pazienza se l'input per le riforme è arrivato da Ue e Bce che «ha un suo peso» e «ci condiziona» sì, ma «positivamente». Defilato invece il ministro dell'Economia, che al tentativo di Bossi di coinvolgerlo davanti ai cronisti sulla questione della lettera inviata all'esecutivo da Francoforte ha opposto un secco «non parlo». Il vertice era stato annunciato dallo stesso leader leghista nei giorni scorsi per «discutere qualche idea» per dare una mano «alle imprese». La discussione pare sia stata proficua, anche se di contenuti ancora non si parla (meglio «prima misurare bene» la proposta e «farla maturare»). Certo è che Bossi nei giorni scorsi aveva chiarito la sua posizione, parlando al popolo delle camicie verdi alle feste del partito: «Il cittadino che momentaneamente non può pagare», aveva detto puntando il dito contro Equitalia, «non è un delinquente». E aveva espresso la sua speranza di riuscire «a tirare Tremonti dalla nostra parte». Se sia stata trovata l'equazione per «aiutare le nostre piccole imprese» e «fare in modo che si creino i posti di lavoro a settembre», non è dato sapere. Certo è che l'asse del Nord continua a tenere, come dimostra anche la 'foto di gruppò scattata alla fine dell'incontro (con tanto di classico 'dito mediò di Bossi in favor di fotografi). Ed è probabile che Bossi, 'grande assentè la settimana scorsa mentre il premier riferiva in Aula proprio sulla crisi, sarà invece a Montecitorio giovedì a sentire parlare Tremonti. Di sicuro la pattuglia leghista delle due commissioni si presenterà al gran completo alla Sala del Mappamondo. La "discesa" a Roma dal suo ritiro padano, potrebbe anche essere per il Senatur l'occasione per portare a Berlusconi le proposte messe a punto a Gemonio, visto che anche il premier dovrebbe rientrare dalla Sardegna nei prossimi giorni.