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Il football si ferma di fronte al caos Incognita sicurezza sui Giochi 2012

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.Solo che a essere messe a ferro e fuoco, stavolta, non sono le tribune degli stadi ma le strade di Londra. La Capitale, certo, ma anche la città che più di tutte le altre rappresenta il fulcro del calcio d'Oltremanica. Da sempre la Nazionale dei Tre leoni disputa le partite casalinghe nella storica tana di Wembley. E ben otto squadre tra Premier League e Championship (la seconda divisione) hanno sede proprio a Londra. Ognuna col suo stadio, ognuna ben radicata in un quartiere. Ora quei quartieri sono sviscerati dalla rivolta e la logica dello «show must go on» non ha avuto più senso. Il calcio si ferma, perché la polizia è troppo impegnata a sedare i disordini e non può distrarre uomini in altre attività. In questi giorni erano in programma le prime partite della Fa Cup e, stasera, l'amichevole con l'Olanda. Uno ad uno tutti gli eventi sono stati annullati. Dopo il rinvio di West Ham-Aldershot, Charlton-Reading e Crystal Palace-Crawley Town si era sperato fino all'ultimo di salvare la Nazionale di Capello. La riunione di ieri tra vertici federali, rappresentanti del governo e della polizia locale, però, ha dato esito negativo: «Non siamo in grado di garantire la sicurezza dei tifosi ospiti e delle squadre», ha ammesso la Football Association con una nota sul sito ufficiale. Erano stati venduti 70mila biglietti, gli spalti rimarranno vuoti. Una decisione scontata. «Siamo dispiaciuti per l'annullamento, ma più di ogni cosa ci preoccupa quello che sta accadendo nelle strade di Londra», ha spiegato il team manager Franco Baldini. A stretto giro è stata comunicata anche la cancellazione di Ghana-Nigeria, in programma a Watford, ed è stata palesata la possibilità che salti l'intera prima giornata di Premier. Nel frattempo, le star del calcio prendevano posizione sui disordini via Twitter. «Sono cose folli - ha scritto Rooney - perché la gente fa questo alla propria nazione e alla propria città? Per favore, fermatevi». Ancora più duro Rio Ferdinand, peraltro nato a Peckham, una delle aree in subbuglio: «Ci vorrebbe l'esercito. Non sto dicendo che voglio altra violenza, ma solo che la presenza dei soldati farebbe sì che questa gente ci pensi due volte prima di fare tutto questo». A meno di un anno dalle Olimpiadi non è un quadro rassicurante. Il Cio, ieri, ha ribadito «piena fiducia nelle autorità londinesi in tema di sicurezza». «Questa situazione - ha aggiunto Seibel, portavoce del Comitato organizzatore - farà dei Giochi un evento ancora più importante». Certo è che l'immagine inglese ne esce un po' sporcata. Per Tony Blair, ai tempi della candidatura, quelle londinesi dovevano essere le Olimpiadi dei giovani. Ma i per i giovani, in questo momento, le priorità sono altre.

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