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Gli antagonisti d'Europa pronti alla rivolta

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Ilmessaggio è esplicito è si diffonde sui social network e rilancia le proteste londinesi. Il titolo della canzone dei Clash diventa così lo slogan degli «indignados» d'Europa. «Le sommosse di Londra dimostrano come dappertutto stia montando la rabbia nei confronti di una vita priva di significato, di passione, di libertà, costretta fra le mura della sopravvivenza quotidiana. E come questa rabbia repressa abbia bisogno solo di una scintilla per esplodere», si legge su Indymedia Italia. dalla primavera araba all'estate europea. Il clima si va surriscaldando e si rischia che altre micce prendano fuoco. In Italia da ieri è scattato un piano di sicurezza per tutelare le sedi governative e quelle dei partiti. In Spagna si solidarizza con i giovani incappucciati di Tottenham. In Francia la Gendarmeria si mobilita per prevenire nuove rivolte nelle banlieues. La Grecia vive nell'incubo delle proteste che già nei mesi scorsi hanno devastato Atene e Salonicco. I video delle devastazioni e dei poliziotti caricati dai teppisti sono ormai cult sul web. Qualcuno parla di «global rivolution» cercando di trovare connessione tra la Rivoluzione dei gelsomini i moti in Siria e quanto sta accadendo in Inghilterra. Altri, un po' scettici, sottolineano che a Londra sono solo tumulti locali limitati a tematiche locali. La Libia è «orgogliosa» degli autori della guerriglia inglese. È quanto ha affermato, parlando in inglese alla tv di Stato libica Al-Jamahiriyah, il presentatore Yusuf Shakir, che sostiene di poter «parlare agli agli animi e muoverli a sostegno del colonnello Gheddafi». Shakir ha detto che il popolo libico terrà una manifestazione per mostrare la propria solidarietà. «Supportiamo il black power a Tottenham», ha detto. Un riferimento all'origine razziale di Mark Duggan, l'uomo di 29 anni la cui morte per mano della polizia ha dato origine ai disordini. L'Iran, invece, immemore di coem ha gestito le proteste dell'Onda verde,ha chiesto al Regno Unito di evitare di usare la violenza per reprimere le rivolte che da tre giorni stanno sconvolgendo Londra. I protagonisti della primavera araba, invece, condannano la guerriglia di Londra. «Noi non rubavamo i dvd e non incendiavamo i negozi, questa non è rivoluzione»: così alcuni blogger egiziani protagonisti della rivolta a piazza Tahrir che ha portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak, hanno commentato sui social network in real-time quanto avveniva a Londra. «Per essere onesto non capisco perchè i dimostranti dovrebbero incendiare case e negozi», ha scritto Zeinobia: «Mi spiace, ma non potete saccheggiare per opporvi a un assassinio. State usando questo omicidio», ha aggiunto riferendosi alla morte di Mark Duggan, il 29enne ucciso dalla polizia, che ha dato il via ai disordini. «Gli edifici sono in fiamme, i negozi vengono saccheggiati... e gli 'attivistì la chiamano rivoluzione», ha invece scritto Mosàab Elshamy. Aggiungendo che «egiziani e tunisini si sono vendicati per Khaled Said e Bouazizi rovesciando pacificamente il regime, non rubando i lettori dvd», e che al Cairo i «saccheggiatori sono stati messi in campo da Mubarak, non avevano nulla a che fare con la rivoluzione, e sono stati fermati dalla gente. I londinesi devono fare lo stesso». Mau.Pic.

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