Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Mercati in tilt. Come i politici

default_image

  • a
  • a
  • a

I mercati finanziari mandano in crisi i politici. Senza vacanze e con l'ansia da prestazione che li attanaglia, deputati, senatori, ministri sono ormai in preda a una vera sindrome. I sintomi? Chiarissimi: parole in libertà. Vorrebbero fare la loro parte, stare nel dibattito mondiale, fugare ogni dubbio che sono lì più per i loro che per i nostri interessi. Ognuno lancia la sua ricetta. Qualcuno apre un fronte (che di norma si richiude nel giro di 24 ore) altri invece fanno un buco nell'acqua o mettono la classica toppa che è peggio del buco. Nessuno sa che pesci prendere. Ragiona il deputato di Fli Carmelo Briguglio: «A nessuna delle opposizioni, sul piano politico, converrebbe entrare in un nuovo governo che assuma la responsabilità di misure anti-crisi, che non avrebbero precedenti nella storia d'Italia, perché questo è ormai l'epilogo di Berlusconi e del berlusconismo». Poi la chicca: «Per salvare l'Italia e l'Europa, ogni forza politica di opposizione avrebbe il dovere di dire sì a un nuovo governo senza il Cavaliere, formato dalle migliori personalità del Paese, che si assumesse la responsabilità di interventi anche impopolari in grado di non farci fare la fine della Grecia». E chi le sceglierebbe «le migliori personalità del Paese»? Lui? Il capo del suo gruppo e, incidentalmente, presidente della Camera Fini? Oppure si chiederebbe agli italiani di suggerire una lista? Il deputato Giancarlo Lehner ha un'idea diversa e se la prende direttamente con i giocatori di calcio che protestano: «Credo che, come tutti, anche i calciatori di serie A dovrebbero tagliarsi spontaneamente almeno un 10% dei loro scandalosi compensi, destinandoli all'erario», premette. Poi affonda: «Se, invece, dovesse prevalere l'avarizia catenacciara, allora, a cominciare dai Totti, dai Gattuso e dai Del Piero che osano minacciare scioperi come fossero minatori, servirà un decreto legge per costringerli alla solidarietà nazionale con un prelievo, una tantum, pari al 60% degli emolumenti incamerati nel 2010». Niente male come misura anti-crisi. Pur senza raggiungere vette simili, altri politici si cimentano con il momento nero. Ovviamente ognuno spara la sua, nessuno cerca un'intesa bipartisan. Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro sottolinea che l'Italia è commissariata dall'Ue e continua a premere per le elezioni: «Berlusconi è una persona incapace di intendere e di volere, perché non conosce e non capisce più niente della realtà del suo Paese. Rappresenta un ostacolo sulla via della risoluzione di questa crisi che il suo governo ha contribuito ad aggravare moltissimo perché ha cercato fino all'ultimo di negarla. Per questo - conclude Di Pietro - Berlusconi dovrebbe rendere per la prima volta un servizio patriottico al suo Paese e andarsene. Dopo di che, prima si va alle elezioni e prima ci si libera di questo Parlamento composto in larga parte da gente che si vende per 30 denari e meglio è». Il rapporto Italia-Unione europea muove anche il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo Gianfranco Rotondi che però la vede all'opposto del numero uno dell'Idv: «La bussola del governo sarà il concerto coi governi europei e il massimo di condivisione con l'opposizione e le parti sociali». Infine il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, rilancia: «Sul fronte interno, accanto alle misure già sul tappeto, va valutata una significativa dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e anche il tema dell'età pensionabile deve essere oggetto di riflessione con le parti sociali». E mentre loro «riflettono», la crisi si complica.

Dai blog