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Berlusconi: un suicidio il voto nel 2012

Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti a Palazzo Chigi

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Nessuno voto anticipato, il governo c'è, sta gestendo la crisi e non intende cambiare i suoi programmi. La smentita di Silvio Berlusconi all'ipotesi di andare alle elezioni nel 2012, pur se scontata, non sembra di mera prammatica. Perché, come ripetono un po' tutti nel suo entourage, presentarsi agli elettori l'anno prossimo sarebbe una follia, un suicidio. "Non si è assolutamente mai parlato di questo", afferma il presidente del Consiglio, salutando i giornalisti prima di partire per la Sardegna. "È un ipotesi che non c'e mai stata; non c'è nessun cambiamento nei programmi", aggiunge, smentendo diversi retroscena che danno per probabile un voto anticipato dopo l'annuncio del governo di voler anticipare il pareggio di bilancio al 2013. Con tutte le conseguenze che ciò comporterà sulle tasche degli italiani e dunque sul consenso del governo. GLI USA E I MERCATI Il Cavaliere non commenta il declassamento del rating Usa da parte dell'agenzia Standars & Poor's  preferendo ricordare che il governo italiano continua a lavorare "senza interruzioni". Tanto che lui stesso sarà forse di ritorno nella Capitale lunedì sera, o al più tardi martedì, per volare nuovamente a Porto Rotondo il 10 per festeggiare il compleanno della figlia Marina. Un modo per dimostrare che segue da vicino gli sviluppi della crisi, soprattutto in vista della riapertura dei mercati. TELEFONATA BERLUSCONI-OBAMA Lunedì il Cavaliere farà il punto sulla crisi in un contatto telefonico con il presidente Usa Barack Obama. Intanto, la Borsa darà un primo giudizio sulla decisione di anticipare la manovra e il premier vuole essere pronto. Anche perché non è ancora del tutto tramontata l'ipotesi di un Consiglio dei ministri, magari da tenersi mercoledì (giorno in cui Maurizio Sacconi ha annunciato un nuovo incontro con le parti sociali) per "dare un ulteriore segnale" ai mercati, come spiega un ministro. Opzione da confermare visto che, dal suo entourage, si spiega che il ritorno del Cavaliere nella Capitale non è ancora certo, visto che persino Giulio Tremonti non dovrebbe rientrare a Roma prima di giovedì, per la seduta informativa davanti alle commissioni parlamentari Bilancio e Affari Costituzionali. Nella stessa ottica, quella di mostrarsi "sul pezzo", Berlusconi ci tiene a smentire anche il viaggio in Russia, negando addirittura che fosse in programma nonostante diverse conferme in tal senso. RIUNIONE TECNICA AL TESORO Mentre banche e imprese chiedono a gran voce interventi sul fronte delle liberalizzazioni e dei costi della politica, al Tesoro è attesa per domani una riunione tecnica per stabilire le modalità dell'anticipo della manovra. E c'è chi non esclude ulteriori sorprese. Nel Pdl, infatti, si parla di nuove pressioni da Francoforte e Bruxelles che giudicherebbero ancora insufficienti le misure prese dall'Italia. Un forcing di fronte al quale palazzo Chigi, ma anche il Tesoro, tentano per ora di resistere perchè, come ha detto ieri Tremonti, la manovra va bene così com'è.  Una battaglia che è tutta politica, visto che ormai un po' tutti legano il destino del centrodestra alla partita della crisi. E per affrontarla Berlusconi ha bisogno di tempo. Perché, come ripete in privato, andare al voto l'anno prossimo sarebbe "un suicidio". DIBATTITO NELLE OPPOSIZIONI Il giorno dopo l'annuncio del governo di anticipare di un anno il pareggio di bilancio previsto dalla manovra e l'introduzione nella Costituzione del vincolo di equilibrio dei conti, si riapre il dibattito, fra le opposizioni, sulle ipotesi di governo tecnico o di elezioni anticipate. Ma Pdl e Lega fanno muro in difesa del premier e dell'attuale esecutivo e l'Udc rimane silente, non si sbilancia rispetto alle lusinghe del centrodestra. E rimane in attesa di verificare se Berlusconi manterrà gli impegni sull'anticipazione della manovra. Pier Luigi Bersani e Walter Veltroni immaginano un governo autorevole "alla Ciampi". Ma si muove anche Luca Cordero di Montezemolo. Il presidente della Ferrari, pur apprezzando le decisioni dell'esecutivo (delle quali attribuisce una parte di merito al pressing della sua associazione Italia Futura) afferma che "non bastano" gli annunci di ieri. Su un editoriale non firmato pubblicato sul sito dell'associazione, si legge che "saranno le prossime settimane" a "chiarire senza appello" se davvero "il premier c'è". Rimangono i dubbi, invece, sull'impegno per le liberalizzazioni e la crescita. Intervistato da Repubblica, Veltroni rileva che è necessario un "governo di decantazione perché Berlusconi non ce la fa, politicamente e anche emotivamente". Per l'ex segretario del Pd, a guidare il nuovo esecutivo dovrebbe essere "una personalità, come è accaduto in altri momenti drammatici della nostra storia, capace di garantire un esecutivo che abbia un sostegno parlamentare di quell'ampiezza e sia capace di parlare con competenza e autorevolezza. Penso - dice Veltroni - ai precedenti di Amato e Ciampi". CICCHITTO: GOVERNO 'ALLA CIAMPI' NON STA IN PIEDI Un'altra proposta targata Pd è quella di Dario Franceschini: "se Pdl e Lega non vogliono arrivare a un governo del presidente, farebbero bene a valutare un nuovo governo di centrodestra senza il Cavaliere"; Il Partito democratico, assicura il capogruppo alla Camera, sarebbe all'opposizione, "ma si potrebbe recuperare un rapporto costruttivo tra avversari". È Fabrizio Cicchitto a rispondere alle osservazioni di Veltroni, sostenendo che "non sta proprio in piedi" la sua ipotesi di una crisi di governo, di "un governo di transizione fatto non si sa bene come e da chi": E soprattutto, rileva il presidente del gruppo Pdl a Montecitorio, l'ex segretario Pd ha sbagliato i tempi, parlando "in un momento caratterizzato da un autentico tsunami finanziario che coinvolge a tal punto il mondo occidentale che Standard&Poor's ha abbassato la valutazione degli Stati Uniti". Roberto Calderoli conferma l'appoggio del Carroccio: "non ci sono alternative. Chiunque in questo momento voglia aprire una crisi - dice il ministro leghista - verrà condannato dai cittadini e dalla storia". Nulla di nuovo fra chi tra le opposizioni preferisce andare comunque al voto. Idv, Sel, Verdi e Prc-Fds, infatti, ribadiscono il no a qualsiasi tipo di governo che non sia legittimato dalla volontà degli elettori.  

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