Ribassi e multe. Cavaliere in trincea
«State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende in Borsa e che dunque è nella trincea finanziaria, consapevole ogni giorno di quel che accade sui mercati», ha detto mercoledì il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel suo intervento alla Camera. E allora contiamo le perdite di questa battaglia che mister B. sta combattendo sul campo di Piazza Affari. Alle quotazioni di ieri, il bilancio degli ultimi sei mesi è pesante: l'ammiraglia Mediaset ha lasciato sul terreno il 45%, Mondadori il 19,2%, Mediolanum (in realtà posseduta alla pari con l'amico Ennio Doris) il 32 per cento. Aggiungiamoci anche Molmed, l'antico spin-off del San Raffaele di Don Verzè di cui Fininvest è azionista con quasi il 24% ed è rappresentata in cda dall'ultimogenito del Cavaliere, Luigi: -3,3% nell'ultimo semestre. I ribassi sono tutta colpa della crisi globale e della speculazione che ha messo al centro del mirino la Borsa italiana? Non proprio. O almeno non per tutte e quattro le società che orbitano attorno al premier e alla sua famiglia. Partiamo dal Biscione che nelle scorse settimane ha lanciato un allarme utili (in gergo profit warning) annunciando, in sede di approvazione dei conti semestrali, di prevedere un 2011 «con un risultato netto consolidato inferiore a quello (352,2 milioni) del 2010». L'azienda dovrà dunque rivedere la politica industriale, intervenendo in maniera radicale sui costi di gestione che a fine giugno hanno subito un'impennata del 7,8%. Tra l'altro, fanno sapere da Cologno, «è difficile prevedere nel secondo semestre dell'anno, in Italia e in Spagna, una radicale inversione di tendenza del mercato pubblicitario» rispetto a quanto registrato nella prima parte del 2011. Intanto i contenuti televisivi di qualità costano caro soprattutto se si deve affrontare una concorrenza sempre più agguerrita e far fronte all'evoluzione tecnologica che impone immagini in alta definizione e tre dimensioni. Mediaset deve difendersi soprattutto da Sky Italia, la pay tv satellitare di Rupert Murdoch (4,9 milioni di abbonati e 3,8 miliardi di ricavi) e anche da La7, che punta al 4% di share. Il gruppo di Cologno Monzese deve continuamente investire per rendere attraenti i palinsesti. Un impegno che inevitabilmente pesa sui conti come ha dimostrato la semestrale chiusa con un utile in flessione del 32%. Ai problemi di budget si aggiungono le grane Antitrust: mentre Berlusconi parlava alla Camera mercoledì, il Garante spagnolo comunicava una maxi multa di 3,6 milioni a Mediaset per le procedure relative alla fusione Telecinco-Cuatro completata lo scorso anno. Di multe salate da pagare la vera esperta è pero Mondadori, appesantita in Borsa anche dagli effetti della sconfitta sul lodo. A differenza di Mediaset, però, il gruppo editoriale ha migliorato i conti semestrali, soprattutto i margini di profitto, grazie alla tenuta dei business tradizionali (libri e editoria periodica), al buon andamento della raccolta pubblicitaria, al costante sviluppo delle attività in Francia e al contenimento dei costi. Al 30 giugno la casa editrice di Segrate ha infatti registrato ricavi in crescita del 2%, a 741,4 milioni e un utile aumentato del 50,3% a 22,7 milioni. A saldare i 564 milioni alla Cir di De Benedetti in realtà è stata la holding Fininvest che ha comunque potuto ricorrere integralmente alle disponibilità di cassa. Infatti, come emerge dall'analisi del bilancio 2010, la liquidità alla fine dello scorso anno ammontava a 550 milioni a fronte dei 701 milioni di fine 2009. Cui si aggiungono quasi 2,2 miliardi di riserve disponibili, un utile netto (87,1 milioni) accantonato integralmente a riserva e gli 80,8 milioni che erano presenti nelle casse della sub-holding lussemburghese Trefinance. Senza infine dimenticare la fidejussione da 806 milioni già estesa da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Popolare Sondrio all'indomani della sentenza di primo grado. La soluzione del pagamento in contanti limiterà però le capacità di spesa di Fininvest, che solo l'anno scorso ha investito 2,2 miliardi (+55% rispetto al 2009) nelle società controllate e partecipate (Mediaset, Mondadori, Mediolanum, Milan e Molmed). Quanto a Mediolanum, Doris è stato costretto a svalutare per 21 milioni i titoli governativi greci con scadenza entro il 2020, inclusi nei portafogli della banca e, in minima parte, di Mediolanum Vita pagando dazio in Borsa. Un'operazione, la prima operata da una banca italiana e in linea con il nuovo piano di salvataggio della Grecia, che ha prodotto un impatto negativo netto a conto economico di 14,2 milioni. La meno penalizzata della galassia Berlusconi è stata Molmed che comunque in Borsa viaggia ancora lontano anni luce dai massimi raggiunti all'inizio del 2010 attorno a 1,3 euro. E che di riflesso paga gli effetti della tempesta giudiziaria sul san Raffaele anche se ormai «ha vita autonoma da tempo e la Fondazione di Don Verzè è solo uno dei soci con il 10,4% del capitale», sottolineano dalla società biofarmaceutica specializzata in terapie innovative per la cura del cancro. Eppure il 43% dei pochi ricavi (2 milioni nel 2010) di Molmed sono realizzati proprio con la Fondazione. Per non parlare delle attività non correnti (1,87 milioni con la Fondazione su 2,1 milioni). Insomma il legame incide su un bilancio magro che vanta perdite per 17 milioni e debiti per 55 milioni. San Raffaele o no, dal collocamento avvenuto nel 2008 il prezzo del titolo è scivolato di oltre il 75 per cento. Concludiamo con l'ultimo aggiornamento dalla trincea di Silvio: ieri Mediaset ha ceduto il 5,15%, Mondadori il 2%, Mediolanum il 4,25% e Molmed ha chiuso con un calo del 2,7 per cento.